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La riconquista

Le meduse si stanno riprendendo gli oceani dove regnavano sovrane mezzo miliardo di anni fa, belle, pericolose, potenti e a volte immortali.

Grazie, signora (un’altra)

Wendy Schmidt, che dirige la fondazione creata insieme al marito Eric Schmidt (di Google), ha varato il Wendy Schmidt Ocean Health X Prize. Prima aveva varato, alla lettera, la R/V Falkor dopo averla trasformata da rottame arrugginito in nave di ricerca high tech.

Tira aria di CFC

AMBIENTE - Su Science, due ricerche complementari sulla circolazione atmosferica e oceanica nell'emisfero sud suggeriscono che conviene prevenire l’inquinamento invece di curarlo. Le fisiche dell’atmosfera Sukyoung Lee e Steven Feldstein (se la prima è una donna vale il femminile…) della Penn State University confermano che il buco dell’ozono, creato dai clorofluorocarburi nella stratosfera sopra l’Antartide, raffredda la troposfera sottostante e sposta i venti verso il polo Sud, come previsto dalla teoria. Hanno seguito quattro correnti di venti occidentali (westerlies, poi detti ponentoni) prevalenti d’inverno e registrato un netto aumento della loro frequenza e intensità fra il 1979 e il 2008. Stimano che l’aumento vada attribuito per circa due terzi al "buco” che s’allarga in primavera e per un terzo al riscaldamento globale fra i tropici

L’oceano acido che scioglie le conchiglie

AMBIENTE - L’acidificazione degli oceani sta già mietendo le prime vittime. Un team di ricerca internazionale, guidato da Nina Bednaršek, ha scoperto che le conchiglie degli pteropodi, piccoli molluschi marini, si stanno sciogliendo per via delle concentrazioni troppo elevate di CO2 nell’acqua di mare, per cause soprattutto legate all’attività umana. Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, mostra per la prima volta in concreto gli effetti dell’acidificazione dei mari sugli organismi marini. Alcuni esperimenti di laboratorio avevano già rivelato i potenziali rischi in cui possono incorrere molte specie, ma fino a oggi non erano emerse prove di un impatto diretto sugli organismi in natura. Durante una crociera scientifica, nel 2008, il team anglo-statunitense ha però osservato danni dovuti alla dissoluzione dei gusci di numerosi esemplari di Limacina helicine antarctica, una specie di mollusco di un centimetro di lunghezza che abita le acque dell'Oceano Antartico, dove rappresenta un’importante fonte di cibo per pesci e uccelli e svolge un ruolo cruciale nel ciclo del carbonio

Un database pubblico sulla salute degli oceani

LA VOCE DEL MASTER - Pochi giorni fa è stato pubblicato in rete il più completo database riguardante i livelli di anidride carbonica (CO2) misurati sulla superficie degli oceani negli ultimi 40 anni. L’atlante, chiamato SOCAT (Surface Ocean CO2 Atlas), comprende 6.3 milioni di misurazioni eseguite in navi da ricerca o imbarcazioni commerciali in giro per gli oceani a partire dal 1968 fino ad oggi. L’ideazione di SOCAT è partita nel 2007 a seguito dalla necessità, espressa da oceanografi e climatologi di tutto il mondo, di riunire in un unico formato tutti i dati disponibili sulla quantità di CO2 presente nelle acque marine del pianeta. Alla stesura del database hanno partecipato più di 100 scienziati da diverse nazioni, coordinati, fra gli altri, dall’Università dell’East Anglia (UEA) e dalla Commissione Oceanografica Intergovernamentale (IOC) dell’UNESCO. Il database è a portata di click per chiunque lo voglia consultare. É stato infatti ideato per essere facilmente interrogabile da scienziati ma è aperto anche anche a curiosi o appassionati

Inaciditi troppo in fretta

Su Science, Bärbel Hönisch del Lamont-Doherty Earth Observatory e altri ventun biologi, paleoclimatologi, paleo-oceanografi ecc. pubblicano una storia dell’acidificazione degli oceani così come si legge nelle “registrazioni geologiche”, in sostanza nelle carote estratte dai sedimenti marini. Le tracce degli ultimi 180 milioni di anni sono abbastanza leggibili, quelle precedenti sono più ardue da decifrare, ma tutte indicano che il pH dell'acqua di mare calava molto più lentamente di oggi.

Guai in vista per Nemo

AMBIENTE - Su Nature Climate Change due ricercatori norvegesi, quattro australiani e Paolo Domenici dell'Istituto per l'ambiente marino costiero del CNR, a Torre Grande (Oristano) pubblicano una ricerca in... neuroclimatologia? Comunque la si voglia chiamare, riguarda le conseguenze dell'acidificazione degli oceani dovuta alle nostre emissioni di CO2. Se continua ad aumentare la concentrazione di CO2 in mare (ne aggiungiamo 2,3 miliardi di tonnellate ogni anno...), i Garibaldi, i Pagliacci come Nemo e altri pesciolini rischiano di perdere la Trebisonda. In laboratorio si gasano, diventano imprudenti e da larve non sanno girare a destra o a sinistra insieme al branco. In passato, gli autori avevano già osservato che non sentivano l'odore né dei predatori né della barriera corallina nella quale nascondersi di notte e dalla quale allontanarsi di giorno. Dopo l'odorato, ne hanno controllato l'udito - di giorno, nella barriera c'è parecchio rumore - e l'hanno trovato difettoso anch'esso.
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