AMBIENTE – Su Science, due ricerche complementari sulla circolazione atmosferica e oceanica nell’emisfero sud suggeriscono che conviene prevenire l’inquinamento invece di curarlo.
Le fisiche dell’atmosfera Sukyoung Lee e Steven Feldstein (se la prima è una donna vale il femminile…) della Penn State University confermano che il buco dell’ozono, creato dai clorofluorocarburi nella stratosfera sopra l’Antartide, raffredda la troposfera sottostante e sposta i venti verso il polo Sud, come previsto dalla teoria. Hanno seguito quattro correnti di venti occidentali (westerlies, poi detti ponentoni) prevalenti d’inverno e registrato un netto aumento della loro frequenza e intensità fra il 1979 e il 2008. Stimano che l’aumento vada attribuito per circa due terzi al “buco” che s’allarga in primavera e per un terzo al riscaldamento globale fra i tropici.
Darryn Waugh della Johns Hopkins University e i suoi colleghi si occupano di dinamica dei fluidi, quindi volano più basso. Hanno seguito i CFC-12 disciolti in mare e spinti dai ponentoni, estivi soprattutto, tra il 1989 e il 2010 anche se con qualche interruzione nelle serie di misure. Non solo i venti potenziati hanno modificato i vortici (eddies) marini, hanno anche accelerato il ribaltamento delle correnti che porta in superficie l’acqua “antica” e più calda e hanno ri-orientato le correnti verso nord. Per sicurezza, i ricercatori hanno testato l’ipotesi nulla con modelli di circolazione oceanica: quando l’effetto dei CFC era escluso, le correnti restavano come prima e contraddicevano tutte le osservazioni.
La nuova “ventilazione” rallenta l’assorbimento del carbonio da parte dell’oceano e quindi la sua acidificazione. Questa è la buona notizia. Per il resto, concludono Waugh et al.,
I futuri cambiamenti di tale ventilazione dipenderanno probabilmente dalla ripresa dell’ozono stratosferico e dall’aumento di gas serra… Nei prossimi 40-50 anni mentre l’ozono si riforma, la recente tendenza all’intensificazione dei venti occidentali estivi potrebbe rallentare o rovesciarsi. Tuttavia, aumenti continui di gas serra li rafforzeranno probabilmente nelle altre stagioni. L’impatto integrato di queste tendenze sui venti occidentali dell’emisfero Sud e sull’assorbimento di calore e di carbonio antropogenico (da parte degli oceani, ndr) è una domanda aperta.
Tanto più “aperta” che gli oceani stanno facendo il pieno. Su Nature, Sam Moore et al. riferivano il giorno prima che nelle foreste di palude del Sud-est asiatico, le torbiere declinano e con esse vasti pozzi di assorbimento di carbonio. Dove le foreste sono abbattute per creare piantagioni e insediamenti o accedere a risorse minerarie, le torbiere rilasciano nei fiumi e in mare un 50% di carbonio in più
che consiste principalmente in un carbonio molto più vecchio (da secolare a millenario) proveniente dalle profondità della colonna di torba… Stimiamo inoltre che dal 1990, queste torbiere hanno accresciuto del 32% all’anno il flusso di carbonio nei fiumi, un aumento che rappresenta più della metà del flusso annuo di tutte le torbiere europee.
Dove Europa va intesa come continente.
Immagine: NASA