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Ai galli il Sole non serve (necessariamente)

CRONACA - Il canto del gallo è sinonimo di alba, ma per questo comportamento dell'animale è proprio necessario il Sole? Stando a uno studio pubblicato ieri su Current Biology il tipico canto mattutino dei galli è regolato da un orologio "interno". Tsuyoshi Shimmura e Takashi Yoshimura dell'Università di Nagoya in Giappone, hanno posto dei gruppi di polli in due condizioni diverse. La prima prevedeva un ciclo di 12 ore di buio seguito da un altro, sempre di 12 ore, di luce fioca. Nella seconda condizione per tutte le 24 ore di una giornata gli animali ricevevano un luce fioca costante (in entrambi i casi l'osservazione durava 14 giorni). Nella prima condizione i galli mostravano un canto "anticipatorio" due ore prima dell'effettiva alba. Nella seconda condizione i galli cantavano circa ogni 23.7 ore (nonostante la luce continua). Questa osservazione, secondo i due scienziati significa che esiste una forma di regolazione del comportamento relativo al canto da parte di un orologio circadiano

Troppa luce (artificiale)

NOTIZIE - Oh cavolo, adesso pure leggere prima di andare a nanna farebbe male? E non sarebbe dannosa solo la luce del comodino, ma qualsiasi luce artificiale che usiamo dal tramonto a quando andiamo a dormire: secondo una ricerca che a marzo verrà pubblicata sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, l’esposizione alla luce elettrica in questo lasso di tempo (cioè quando nell’arco della giornata in cui non è più disponibile la luce naturale)ha un effetto sul rilascio della melatonina nell’organismo. E dato che la melatonina è un ormone (normalmente prodotto dall’organismo umano durante la notte, dalla ghiandola pineale, una struttura subcorticale del cervello) che oltre a regolare il ciclo del sonno si è scoperto avere importanti implicazioni nella regolazione della pressione del sangue e della temperatura corporea, la scoperta non ci rassicura.

Celenterati col jet-lag

NOTIZIE - Un'altra ricerca che potrebbe candidarsi per gli IgNobel 2011: anche gli anemoni di mare - uguale uguale ai cugini maggiori esseri umani - soffrono di jet-lag. Una ricerca pubblicata su PLoS One ha dimostrato che questi animali piuttosto primitivi regolano le attività fisiologiche seguendo i cicli circadiani (l’alternarsi quotidiano della notte e del giorno), esattamente come facciamo noi e la gran parte del regno animale, e che se questi cicli vengono alterati (come a noi succede quando viaggiamo per lunghe distanze) l’organismo ha bisogno di un certo periodo di tempo per riadattarsi. Adam Reitzel e colleghi hanno studiato il comportamento di alcuni geni dell’anemone, analoghi a quelli che regolano i cicli veglia sonno nell’essere umano. Alcuni esemplari raccolti in natura sono stati piazzati in delle vasche e sono stati sottoposti in maniera artificiale all’alternarsi di periodi di luce e di buio alterati rispetto al normale. Glia anemoni rispondevano particolarmente bene alla luce di colore blu e questo suggerisce che sono particolarmente adattati alla luce lunare. Proprio come gli esseri umani gli anemoni sembravano soffrire particolarmente a causa del jet-lag (cioè la difficoltà ad adattarsi a un nuovo ritmo luce-buio). Questo secondo gli autori suggerisce che certi aspetti dei ritmi circadiano sono condivisi da tutti gli animali e potrebbero esser presenti da più di 600 milioni di anni.