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Come garantire la sicurezza energetica in Europa?

L'Europa comprende alcuni degli stati più virtuosi per quanto riguarda lo sfruttamento delle risorse rinnovabili e l'attenzione all'efficienza energetica, ma nonostante questo per soddisfare il suo fabbisogno deve ancora importare, sotto varie forme, enormi quantità di energia dagli altri paesi. Qualche numero: importiamo il 66% del gas naturale, l'88% di petrolio, il 42% dei combustibili solidi (diversi tipi di carbone) e il 95% dell'uranio, pari al 53% dell'energia consumata. Niente di grave in linea di principio: l'energia si può commerciare come qualsiasi altra risorsa. Il problema sorge invece quando si mettono troppe uova in un solo paniere, ovvero quando troppi stati consumatori dipendono da uno solo o pochi stati fornitori, magari non troppo stabili dal punto di vista geopolitico. In questo caso si crea un rapporto di dipendenza che in alcune circostanze mette a dura prova le economie.

Una questione di abbondanza

AMBIENTE - L’aumento della temperatura marina ha determinato importanti cambiamenti nell’abbondanza di specie ittiche di importanza commerciale dell’Oceano Atlantico settentrionale. È quanto emerge da uno studio pubblicato recentemente dal professor Simpson dell’Università di Bristol e collaboratori. La ricerca è stato svolta nell’Oceano Atlantico settentrionale, un vero e proprio hot-spot del cambiamento climatico poichè negli ultimi trent’anni il riscaldamento del mare è avvenuto a un tasso quattro volte superiore a quello medio mondiale, con un aumento effettivo di 1.31 °C. Se vi sembra un’inezia, siete in errore: anche piccole variazioni di temperatura influenzano profondamente i tassi di maturazione delle uova, la crescita e la sopravvivenza delle larve di pesci e, più in generale, le comunità planctoniche alla base della rete alimentare

OggiScienza TV – Un mondo tutt’altro che silenzioso

OggiScienza TV - Un mondo tutt'altro che silenzioso Il mondo subacqueo non è affatto il mondo del silenzio, al contrario del titolo di un celebre documentario di Cousteau; anzi, accanto ai suoni di pesci e cetacei, sempre più questo ambiente è dominato dal rumore prodotto dall'uomo in mare. Ne parliamo con Antonio Codarin, dottorando presso il Dipartimento di Scienze della Vita dell'Univesrità di Trieste.

Che tempo che farà?

Un altro esempio di citizen science, questa volta applicato alle previsioni meteorologiche e climatiche. Che tempo farà nei prossimi decenni?...