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La matematica? Può servire per l’integrazione (parte I)

(Pubblichiamo in due parti l'intervista di Roberto Cantoni a Giovanni Nicosia, esperto di etnomatematica) CULTURA - "Ovvio", penserà una buona parte dei lettori leggendo il titolo. Quasi tutti coloro che abbiano frequentato una scuola superiore avranno infatti incontrato nella loro vita almeno un integrale. Ma l'integrazione di cui si parla qui non è quella dell'analisi matematica. Ci riferiamo invece a un'altra integrazione, quella culturale. Le classi delle scuole italiane diventano sempre più multiculturali: in alcune zone d'Italia si è raggiunta una percentuale di tutto rispetto di studenti provenienti da famiglie di culture diverse da quelle italiane. Variando la cultura di provenienza degli alunni, varia anche il loro modo di comprendere: a ogni paese possono corrispondere una miriade di retroterra differenti (si pensi anche soltanto alla quantità di gruppi etnici presenti in India). Cambiano quindi le concezioni di studio e di scuola che gli studenti ereditano dalle famiglie; cambiano soprattutto le lingue. Ma non solo: anche materie considerate tradizionalmente "universali", come la matematica, variano da un luogo all'altro. Lo scienziato strabuzza gli occhi e si chiede come sia possibile: lo abbiamo chiesto a Giovanni Nicosia, insegnante di superiori, collaboratore del Gruppo di ricerca e sperimentazione in didattica e divulgazione della matematica (Rsddm) e del Gruppo di studio internazionale di etnomatematica (Isgem). Nicosia ha pubblicato recentemente due libri, Alla scoperta delle culture matematiche nell'epoca della globalizzazione nel 2008, e Cinesi, scuola e matematica nel 2010, che affrontano proprio il tema del multiculturalismo in matematica.