Occhio allo stress, per chi è di naso fino: la realtà, in stato d’ansia, puzza! È quanto sostengono gli scienziati del team dell’Università del Wisconsin e Madison Waisman Center, guidati dal professor Wen Li.
LA VOCE DEL MASTER - È possibile rendere l’antropologia una disciplina quantitativa e collegare il lessico e l’emotività dei libri con gli eventi storici?
Questa è la domanda a cui ha tentato di rispondere un gruppo di ricercatori delle Università britanniche di Bristol, Sheffield e Durham, che ha utilizzato un approccio sistematico nell’analizzare milioni di libri in formato digitale. La ricerca ha stabilito che nei testi in lingua inglese, negli ultimi cinquanta anni, l’uso di termini con contenuto emotivo è in calo costante.
I dettagli dello studio sono stati pubblicati il 20 marzo su Public Library of Science ONE. Il primo autore dell’articolo è l’antropologo italiano Alberto Acerbi, che ha studiato all’Università di Siena e ora è ricercatore presso il dipartimento di archelogia e antropologia dell’Università di Bristol.
L’analisi metodica dei testi digitali ha richiesto la suddivisione dei termini con contenuto emozionale in sei categorie: rabbia, disgusto, paura, gioia, tristezza e sorpresa. Il trend generale è un utilizzo sempre meno frequente dagli anni ’60 in poi, soprattutto per i termini legati al disgusto. Fanno eccezione le parole che esprimono paura, in controtendenza dagli anni ’80
ALUTE - Alda Merini, e secondo gli esperti anche Napleone, Leopardi, Van Gogh e molti altri ne hanno sofferto. Il distubo bipolare è una disfunzione psichiatrica che si manifesta con alterazioni anche gravi dell'umore e del comportamento, in cui si passa da fasi euforiche a fasi depressive. È invalidante e può sfociare nel suicidio, dicono le statistiche (un morto eccellente sarebbe stato, secondo alcuni, Emilio Salgari, celebre scrittore di letteratura per ragazzi, il papà di Sandokan, per intenderci, morto in maniera piuttosto singolare).
Già da tempo i medici ritengono fondata l'ipotesi che esista un origine biologica di questo disordine e uno studio australiano pubblicato su Biological Psychiatry rientra in questo filone
SALUTE - Non è il tempo che cura le ferite, ma il sonno REM. Questo almeno secondo Matthew Walker, neuroscienziato dell'Università della California di Brekeley. Che l'attività onirica abbia un legame con la nostra vita emotiva lo si sospetta da molto, ma l'esperimento di Walker (pubblicato su Current Biology) ha messo direttamente in relazione il contenuto emotivo delle esperienza durante la veglia con il sognare. Secondo quanto osservato solo i volontari che avevano potuto dormire avevano un ricorso più "attutito" di un serie di immagini che veicolavano emozioni forti e negative, che i soggetti avevano potuto osservare prima del sonno.
I soggetti inoltre erano anche monitorati attraverso una risonanza magnetica che mostrava un abbassamento dell'attività dell'amigdala (nucleo cerebrale associato alle emozioni negative) durante il sonno REM (normalmente la fase di sonno in cui sogniamo) e un abbassamento delle sostenze chimiche nel cervello ormalmente associate allo stress.
NOTIZIE - Ci sono persone che quando parlano ti incantano. Il suono delle parole, il ritmo del discorso, il tono della voce, ogni singolo ingrediente sembra fatto per catturarti piacevolmente. Si tratta di una caratteristica che tutti, in modo più o meno evidente, possediamo: gli scienziati l’hanno chiamata prosodia ed è determinata dall’insieme dell’intonazione del discorso, il ritmo, la velocità, la frequenza del suono e la qualità della voce, tutti elementi che servono a veicolare il passaggio dell’informazione linguistica ed emozionale da un individuo all’altro. Lisa Aziz-Zadeh e Tong Sheng dell’Università della Southern California, e Anahita Gheytanchi della Pacific Graduate School of Psychology hanno studiato come la percezione e la produzione della prosodia sono legate a livello neurale a scoprendo anche che gli individui con un tasso maggiore di prosodia nei loro discorsi sono anche quelli con i punteggi più alti nei test standardizzati per misurare l’empatia, la capacità di cogliere e sintonizzarsi sulle emozioni altrui. Questo suggerisce che la prosodia è importante per i legami sociali fra gli individui, anche se non è ancora chiaro se le maggiori capacità empatiche rendano i discorsi degli individui più prosodici o se invece sia il contrario (o se non vi sia alcun legame, per questo gli scienziati vogliono approfondire la questione con studi ulteriori)