SALUTE - Le ricerche scientifiche che indagano ceppi di influenza potenzialmente pericolosi, in quanto trasmissibili tra i mammiferi, ci espongono a un...
Le bugie hanno le gambe corte, e a quanto pare non amano svegliarsi presto. Secondo un nuovo studio pubblicato su Psychological Science, infatti, la nostra capacità di evitare comportamenti riprovevoli come mentire, rubare e tradire si riduce sensibilmente durante il corso della giornata. Dovete fare domande scomode a qualcuno? Fatele di prima mattina!
Da alcuni anni, alcuni psicologi dell'Università della California a Berkeley studiano"il rapporto tra classe socio-economica e comportamenti sociali e asociali", e le differenze che si manifestano in un periodo di crisi economica. L'ultima ricerca del dottorando Paul Kiff e dei suoi colleghi misura il livello di onestà dei privilegiati, per ceto o per censo. È basso.
NOTIZIE - E se usato a sproposito lede i diritti del cittadino.
Ahimè, è tutto in tedesco, per cui non sono in grado di leggere il report originale dell’Associazione dei Medici tedeschi (per chi masticasse la lingua, lo trovate qui). La notizia è però rimbalzata sui media in lingua inglese, e credo sia interessante rifletterci un po’. Almeno metà dei medici tedeschi dell’Università di Medicina di Hannover hanno dichiarato che prescriverebbero placebo ai loro pazienti (per esempio vitamine o rimedi omeopatici). Anche circa la metà dei medici che hanno partecipato a un’indagine Svizzera ha dichiarato lo stesso.
Che i medici ricorrano spesso al placebo, per curare i piccoli malanni di pazienti che essenzialmente cercano un po’ di comprensione e “cura” dal proprio medico, non è una novità. Una ricerca del genere in Italia non è stata fatta, ma l’anedottica medica vuole questa pratica diffusa anche nel nostro paese (bello sarebbe che qualcuno si occupasse di fare una verifica sistematica). Nel 2008 è uscita una ricerca negli Stati Uniti dove si riportano statistiche molto simili a quelle tedesche.
NOTIZIE - “Nuovo farmaco anti-cancro si dimostra efficace.” Nei topi però. Quante di queste notizie leggiamo ogni giorno sui media (questo blog compreso)? Quanti di queste scoperte portano a un vero e proprio farmaco efficace sull’essere umano? I dati dicono che solo il 5% dei prodotti che iniziano i trial clinici finiscono per essere commercializzati. Uno studio del 2003 ha per esempio calcolato che solo il 5% dei risultati più importanti ottenuti nella ricerca di base hanno portato a termine con successo l’iter clinico entro i dieci anni successivi dalla prima scoperta.
OMEOPATIA - Non facciamo che ripeterlo: come potete leggere nell’esauriente quanto chiara rassegna proposta da Queryonline, i farmaci omeopatici a oggi non hanno mai dato prove convincenti di efficacia maggiore rispetto all’effetto placebo, e per questo non possono essere considerati farmaci nel senso scientifico del termine.
Ma che cos’è questo effetto placebo? Magia o fisiologia? Fantasia o reale e potente effetto terapeutico?
Il termine nasce grazie a un episodio avvenuto durante la seconda Guerra Mondiale, quando un’infermiera che lavorava con il dottor Henry K. Beecher, anestesista, dato che erano finite le scorte di morfina, iniettò in un paziente sofferente una siringa di acqua e sale, mentendo sul contenuto della fiala. Disse cioè al paziente che quel farmaco avrebbe attenuato il dolore e il trucco funzionò. Questo aneddoto segna storicamente l’entrata del placebo in medicina, proprio grazie al lavoro di Beecher, che una volta finita la guerra ritornò al suo posto di professore all’Università di Harvard.
NOTIZIE - La scienza ha i suoi martiri, e non è piacevole ammetterlo. Milioni di animali vengono usati ogni anno, e molti di loro danno la vita. Fa orrore pensarci. Non stupisce dunque la reazione degli animalisti, che in parte si può condividere. Spesso però mi chiedo, quanti di questi animalisti abbiano coscienza fino in fondo di quante ricadute ci sono tutto intorno a noi che derivano in maniera più o meno diretta dalla sperimentazione animale. Quanti animalisti non prendono l’aspirina quando hanno la febbre o dell’ibuprofene in caso di mal di testa? E non è solo la scienza medica a beneficiare della sperimentazione animale: le neuroscienze, che hanno ricadute nuovamente in medicina ma anche nell’intelligenza artificiale (che può avere le più svariate ricadute in molta della tecnologia, anche spicciola, che utilizziamo ogni giorno), per esempio ne fanno largo uso.
Quello che sto cercando di esprimere (sì, sto camminando sulle uova, questo argomento mi mette sempre una certa tensione addosso, perché lo so si scatenerà il solito putiferio) è che in parte capisco molto bene le motivazioni che spingono la causa animalista a ostacolare a muso duro e in toto la sperimentazione sugli animali. Quello che però mi lascia perplessa è un certo pressapochismo nel capire le implicazioni che questa posizione dura porta con se. È facile sparare a zero sullo scienziato che lavora con gli animali, ma sappiamo fino in fondo a che cosa dovremmo rinunciare se si fermasse di botto tutta la sperimentazione sugli animali? E saremmo in grado di rinunciarvi?
La risposta tipica che mi sento dare quando faccio questa domanda è: “sì ma noi siamo per la moderazione.” Perché gli scienziati no? Non conosco nessuno che ci goda a far sperimentazione sugli animali. Nessuno che li usi come se si trattasse di fazzolettini usa e getta. Credo che anche coloro che lavorano sulla sperimentazione animale auspichino la maggiore moderazione possibile nell’uso degli animali. In questo senso va anche la notizia che il 29 Novembre a Basilea più di 50 scienziati al top nei loro settori (che lavorano tutti in Germania e Svizzera) si sono riuniti per firmare una dichiarazione in cui si impegnano a essere più trasparenti sulle loro ricerche e a dialogare maggiormente con il pubblico, proprio sul tema della sperimentazione animale