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Mammografie, quanto spesso? 50 anni di studi per cominciare a capirlo

SALUTE - Il dibattito sulle tempistiche delle mammografie, e sugli effettivi benefici di effettuare controlli più frequenti e regolari, non è certo nuovo. Uno studio della Harvard Medical School e del Brigham and Women's Hospital ha raccolto i risultati di 50 anni di ricerche internazionali, che hanno valutato benefici e svantaggi degli screening mammografici: ne è emerso che se i lati positivi sono sopravvalutati, le possibili conseguenze negative vengono invece sottostimate. Gli autori dello studio riportano che la stime, per quanto riguarda la riduzione del tasso di mortalità per tumore al seno grazie agli screening, è di circa il 19%. Per le donne tra i 40 e i 50 anni si riduce al 15%, per quelle tra i 60 e i 70 arriva invece fino al 32%. I benefici che ogni singola donna può trarre dagli screening, tuttavia, dipendono sensibilmente dalla propria storia personale e familiare, e dai conseguenti rischi soggettivi di sviluppare o meno un tumore al seno. Per questo motivo, secondo gli esperti, sia i medici che le pazienti necessitano di più informazioni e consapevolezza per poter individuare quello che è l'approccio allo screening più adatto a ogni donna.

Lo screening mammografico non è uguale per tutte

Un Paese diviso anche sul fronte della prevenzione. Lo dicono i dati del Rapporto 2012 dell'Osservatorio Nazionale Screening. Se nelle regioni del Nord la partecipazione a programmi di screening mammografici raggiunge l'89%, al sud arriva a malapena al 38%.