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Settanta giorni a letto per il bene della scienza, lo chiede la NASA

Ognuno può vantare il suo record personale. C’è chi ai tempi dell’università era capace di restare a letto per due interi giorni, e chi è riuscito a concludere la lettura di tutta La Recherche costretto a letto una settimana da una polmonite. Qualcuno è andato anche oltre: nel 1969, John Lennon e Yoko Ono hanno protestato contro la guerra in Vietnam con un bed-in di due settimane. Ma l’impegno richiesto dall’ultimo esperimento lanciato dalla NASA rischia di sbaragliare qualsiasi primato dei più appassionati amanti del riposo a oltranza.
LA VOCE DEL MASTER

Fatti non fummo a viver nello spazio?

LA VOCE DEL MASTER - Una lunga permanenza nello spazio può indurre pericolose alterazioni agli occhi degli astronauti, con conseguenze sulla vista stessa. Lo dimostra una ricerca appena pubblicata sulla rivista Radiology. 27 astronauti sono stati sottoposti a risonanza magnetica in seguito a missioni spaziali prolungate, che hanno comportato lunghi periodi in condizioni di microgravità. Lo studio delle immagini ottenute ha evidenziato anomalìe delle orbite oculari e a livello endocranico nella maggior parte dei soggetti. In particolare, le condizioni rilevate sono molto simili a quelle connesse all’ipertensione endocranica idiopatica, una condizione in cui la pressione all’interno del cranio aumenta inspiegabilmente e che può portare a disturbi visivi potenzialmente anche gravi. Infatti l’aumento della pressione sul retro del bulbo oculare può determinare un rigonfiamento dell’area in cui l’occhio è connesso al nervo ottico, con conseguenti danni irreversibili alla vista