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LA VOCE DEL MASTER

Felpato come un robot

LA VOCE DEL MASTER - Il ghepardo è noto come uno fra gli animali più veloci a terra, e ora un robot si ispira alle sue movenze. Il prototipo di cucciolo di ghepardo ("Cheetah-cub robot”) a quattro zampe messo a punto dal laboratorio di bio-robotica del Politecnico di Losanna (EPFL) è un robot con le stesse caratteristiche del felino a cui si ispira: è piccolo, leggero e veloce. Robot come questo potrebbero in futuro essere utili sia nelle missioni di ricerca e soccorso in caso di calamità naturali, ma anche per l'esplorazione di zone impervie, proprio perché invece di muoversi sulle ruote come i più noti rover, usano le zampe. Le caratteristiche dettagliate di questo piccolo automa sono descritte in un articolo pubblicato ieri sul Journal of Robotics Research

Formiche robot

FUTURO - Ricordate i robottini ALICE? Sviluppati all'EPFL, sono mini robot programmabili molto spesso utilizzati dai ricercatori allo studio delle proprietà emergenti, cioè quei comportamenti complessi che si manifestano a partire da poche, semplicissime, regole seguite dalle unità che compongono il sistema. Ne sono un esempio gli stormi, siano questi di uccelli o di robot.

Una mano (robotica) all’autismo

LA VOCE DEL MASTER - “Un robot non può recare danno agli esseri Umani […]” diceva la Prima legge della Robotica di Isaac Asimov. Non solo non può recare danno, ma può addirittura aiutare. Per esempio i robot potrebbero anche supportare i bambini con autismo nello sviluppare le loro capacità sociali. Un team di ingegneri meccanici ed esperti di autismo della Vanderbilt University, negli Stati Uniti, lo ha dimostrato. Lo studio è stato pubblicato nel numero di marzo di IEEE Transactions on Neural Systems and Rehabilitation Engineering. A partire dai nove mesi normalmente un bambino comincia a sviluppare quello che gli scienziati definiscono come “attenzione condivisa”, un comportamento che consiste nel cercare di catturare e portare l’attenzione dell’altro, a partire dalla mamma, su un oggetto o una situazione, per condividere un fulcro di interesse. I bambini con autismo, però, faticano a sviluppare questa abilità e ciò comporta una serie di difficoltà di relazione e apprendimento durante la crescita. I ricercatori della Vanderbilt hanno dunque pensato di studiare l’interazione tra bambini autistici (Autism Spectrum Disorders,ASD) e robot appositamente progettati. L’idea iniziale è arrivato da Nilanjan Sarkar, professore di ingegneria meccanica, esperto di sistemi per migliorare l’interazione uomo-macchina. Sei anni fa, mentre visitava dei parenti in India, venne a sapere che al figlio di suo cugino era stato diagnosticato un disturbo autistico. Alcuni studi mostravano che i bambini autistici mostravano segnali di particolare interesse verso i robot. Bisognava però capire come sfruttare questa loro naturale inclinazione per migliorarne le capacità sociali e relazionali

Penso, dunque muovo

SALUTE - Un interfaccia uomo-macchina non ha mai funzionato così bene come nel caso di Jan Scheuermann, una donna di 53 anni che, dopo la diagnosi di una forma di degenerazione spinocerebellare avvenuta tredici anni fa, è rimasta completamente paralizzata dal collo in giù. Nel 1996 Jan era mamma di due bimbi piccoli e conduceva una vita familiare e lavorativa completamente normale, in California. Un giorno, però, sentì le gambe cedere. I muscoli facevano fatica a reggerla in piedi. Due anni dopo aveva già bisogno della sedia a rotelle, e fu in quel momento che i medici le diagnosticarono la malattia che inevitabilmente avrebbe causato una progressiva degenerazione delle connessioni tra il cervello e i muscoli

Milli-moltein: un robot multiforme

LA VOCE DEL MASTER - Immaginate un cubo di Rubik e poi scomponetelo fino a ottenere una lunga catena; immaginate poi che questa catena riesca ad assumere da sola qualsiasi forma voi desideriate. È questo che hanno realizzato Neil Gershenfeld e Ara Knaian , insieme ai colleghi del Center for Bits and Atoms del Massachusetts Institute of Technology (MIT): un mini-robot, non misura più di 2 cm, con una struttura modulare in grado di riorganizzarsi e assumere così quasi qualsiasi forma possibile. “Milli-moltein” (Millimeter-Scale Motorized Protein), questo il nome dato al robot, è un esempio di quella che è definita materia programmabile: un oggetto il cui cambiamento di forma può essere programmato tramite software, rendendolo in grado di adattarsi a nuove funzioni e circostanze. Le informazioni riguardo alla forma da assumere sono impostate tramite un programma informatico: il computer è in grado di distinguere i vari nodi del robot, leggere la loro posizione e poi imporre alle varie articolazioni un diverso grado di rotazione per arrivare alla forma complessiva progettata

OggiScienza TV – Un robot per amico

OGGISCIENZA TV - Un robot amico degli anziani. Si chiama Care-O-bot, è alto 1 metro e 50, al posto dei piedi ha delle ruote e grazie a un lungo e grosso braccio meccanico può sollevare pesi e porgere oggetti. Alla sua sperimentazione sta lavorando un network di centri di ricerca tra cui il Fraunhofer-Institut in Germania e l'Università di Siena in Italia, nell'ambito del progetto europeo Accompany (Acceptable Robotics Companions for Ageing Years) che vuole migliorare la qualità della vita delle persone anziane, supportando la loro autonomia grazie a una sorta di badante robotico. Ne parliamo con Patrizia Marti, che coordina il team dell'ateneo senese. Un team multidisciplinare, composto da una psicologa sperimentale, un ingegnere, un designer e una progettista dell’interazione.

Robo-stormi

FUTURO - Commentando a Maggio una delle scoperte del suo team di ricerca, l'emergere del comportamento altruista in un popolazione di robot Dario Floreano affermava: Siamo in grado di prendere questo esperimento e usarlo per estrarre un algoritmo che possa essere usato per fare evolvere la cooperazione in ogni tipo di robot [...]. Stiamo usando questo algoritmo altruistico per migliorare i sistemi di controllo dei nostri robot volanti e stiamo osservando che questo permette loro di cooperare e volare in stormo con più successo di prima. Ora Floreano e colleghi hanno appena presentato ufficialmente gli ultimi (strabilianti) risultati del progetto SMAVNET alla International Conference on Intelligent Robots and Systems tenutasi a San Francisco tra il 25 e il 30 settembre. SMAVNET sta appunto per Swarming Micro Air Vehicle Networks, e usa algoritmi ispirati al mondo naturale per sviluppare software in grado di pilotare (quasi) autonomamente piccoli velivoli, in modo da ottenere un comportamento simile a quello osservato negli sciami e negli stormi di uccelli. Da tempo gli sciami attirano la curiosità dei biologi, perché da poche, semplici regole, evolutivamente fissate, seguite da ogni membro, emerge un schema coordinato molto complesso.

Anche il robot ha la pelle sensibile

FUTURO - Si chiamano HEX-O-SKIN. Sono una nuova generazione di moduli tattili per umanoidi. Sono stati realizzati dai ricercatori dell'Università di Monaco e costituiscono la base per una possibile pelle per robot, sensibile quanto quella di un uomo. Il team sta infatti sviluppando un tessuto fatto da questi circuiti, piccole “maglie” esagonali di circa 5 centimetri che, una volta assemblate, diventano una vera e propria pelle sensibile per robot o, come li definiscono i ricercatori tedeschi, “macchine con il cervello”. I circuirti sono infatti equipaggiati con una serie di sensori in grado di rilevare temperatura, accelerazione e prossimità, emulando gli umani sensi per la temperatura, per la vibrazione e per il tocco leggero

Androidi: quando qualcosa non quadra

NOTIZIE - Se sembra umano e si muove com un umano, tutto OK. Se sembra un robot e si muove come un robot, perfetto. Ma se sembra umano e si muove come un robot, uh che orrore! Gli scienziati dell'Università della california hanno studiato la risposta cerebrale a questo "fastidio" percettivo, noto anche come la "uncanny valley" (avvallamento dell'irreale) e cioè quel fenomeno percettvo per cui un avatar animato - per esempio - tende a piacere di più se ha fattezze umanoidi (una bambola per esempio) ma quando la somiglianza con l'essere umano diventa troppa, la piacevolezza si azzera. In pratica è come se si percepisse che qualcosa non va: i movimenti non sono abbastanza realistici mentre le fattezze sì e questo in genere non ci piace.
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