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Strani modi di far pipì

CRONACA - Gli adattamenti degli animali in natura possono raggiungere un livello di stranezza che supera la più vivida immaginazione: ed ecco che esistono serpenti volanti, lucertole che camminano sull'acqua, altre che spruzzano sangue dagli occhi, ed ora perfino una tartaruga che si libera delle urine per via orale. Avete capito bene, non stiamo scherzando: la tartaruga cinese dal guscio molle (Pelodiscus sinensis), e forse anche altre specie simili, espelle i residui del metabolismo azotato mediante un sistema di strutture, esclusive di questi organismi, che si trovano nella regione cefalica. Che queste tartarughe fossero animali particolarmente insoliti era noto da tempo: infatti, questa straordinaria specie presenta all'interno della cavità orale un sistema di lamelle faringee, scoperte oltre 100 anni or sono, che hanno una funzione, e un funzionamento, simile a quello delle branchie dei pesci. Grazie a questo sistema, chiamato processo buccofaringeo villiforme, la tartaruga cinese dal guscio molle è in grado di ricavare ossigeno dall'acqua, oltre che nella maniera convenzionale di tutti i rettili tramite i polmoni. Questa caratteristica consente loro di mantenersi sotto il livello dell'acqua per periodi di quasi due ore, senza dover raggiungere la superficie per respirare. Oggi un gruppo di ricercatori della Università di Singapore, ha dimostrato che questa specie, quando si trova in fase di immersione, espelle solo il 5.9% dell'urea per via renale attraverso la cloaca, mentre tutto il resto del metabolita azotato viene eliminato per via orale, semplicemente spalancando la bocca. Ma anche se forzata sulla terraferma, Pelodiscus sinensis è solita individuare piccole pozze d'acqua in cui immergere la propria testa e azionare il movimento faringeo per liberarsi delle scorie

Sempre ungulato è

IL PARCO DELLE BUFALE - Faten Abdel-Rahman Khorshid, del Dipartimento di biologia medica al King Fahd Medical Research Center dell'università Re Abdulaziz a Jeddah, in Arabia Saudita, è famosa per la scoperta di nanoparticelle, potenzialmente attive contro alcuni tipi di cellule cancerogene, nell'urina dei dromedari che pascolano attorno alla città. Nel 2009 aveva brevettato la sostanza negli Stati Uniti e l'anno scorso, sul Journal of Pharmacology and Toxicology pubblicava i risultati di un esperimento clinico di fase I, per determinarne la tossicità o meno su volontari sani. A parte bruciori di stomaco "facilmente curabili", non sono stati osservati effetti collaterali