Intervista a Oscar Burrone, responsabile del laboratorio immunologia molecolare del Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologia, che ci racconta della sperimentazione clinica per un vaccino antitumorale
È notizia di pochi giorni fa che L’ICGEB e l’Università di Pisa faranno presto partire la sperimentazione clinica di un nuovo trattamento contro il linfoma Non-Hodgkins messo a punto dall’ICGEB.
Come ci racconta Oscar Burrone, responsabile del progetto all’ICGEB, questo è diverso dai tradizionali vaccini preventivi: si tratta infatti di un vaccino curativo che attiva la risposta immunitaria del paziente. “In questo caso,” spiega Burrone. “Si tratta di stimolare il sistema immunitario del paziente per far sì che possa agire specificamente contro le cellule tumorali.”
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Il trattamento è un esempio di medicina personalizzata, che prevede terapie diverse da paziente a paziente. “Tutti i linfociti B – quelli che ‘impazziscono’ in questo tipo di linfoma – hanno una proteina, un’immunoglobulina, diversa da cellula a cellula. Quindi tutte le cellule che derivano da un particolare linfocita esprimono esattamente la stessa proteina,” spiega ancora Burrone. “ È così particolare che la terapia va fatta per ogni paziente, perché non ci sono mai due tumori che abbiano esattamente la stessa proteina.”
Per questo motivo il vaccino va “ricostruito” per ogni tumore in base alla biopsia del paziente. La fase attuale della sperimentazione durerà almeno tre anni e verrà condotta su 12 pazienti. “In questi tre anni speriamo di poter trarre delle conclusioni sulla capacità di questo vaccino di almeno non fare male e di dare una risposta immunitaria specifica,” spera Burrone. “Se i risultati saranno positivi e incoraggianti, allora si potrà pensare di fare una sperimentazione clinica più larga e coinvolgere molte altre persone.”