Secondo un nuovo studio dell’Istituto Superiore di Sanità l’azione combinata di due farmaci antiretrovirali è in grado di uccidere solo le cellule infettate dal virus dell’AIDS lasciando vive tutte quelle sane
Mentre gli sforzi si moltiplicano per mettere a punto un vaccino contro l’AIDS, l’epidemia che negli ultimi decenni ha mietuto circa 33 milioni di vittime al mondo, i ricercatori italiani scoprono una nuova strategia che intende curare questa terribile malattia. L’idea è quella di scovare il virus nascosto dentro alle cellule infette e allo stesso tempo “stressarle” tanto da indurne la morte, lasciando però in pace le cellule sane dell’organismo.
Tutto questo, secondo lo studio di Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), e Andrea Savarino, ricercatore del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dello stesso istituto – e altri -, sfruttando l’interazione fra due farmaci.
I ricercatori parlano di “tallone d’Achille” dell’nfezione: in pratica con un farmaco il virus dormiente nelle cellule viene risvegliato e con l’altro si provoca la morte di queste stesse per “stress ossidativo”.
La necessità di risvegliar le cellule infette prima di colpirle è dovuta al fatto che fino a che il vurus non si attiva non è possibile identificarle – gli scienziati hanno chiamato questo fenomeno “barriera di latenza” -. La scoperta, pubblicata su Retrovirology, rappresenta un’importante occasione per sviluppare una ancora mancante terapia per curare definitivamente l’AIDS. Oggi infatti i farmaci in commercio servono solo a tenere sotto controllo l’infezione, ma non sono in grado di eradicarla dall’organismo.
Entrambi i farmaci usati da Garaci e colleghi – un inibitore delle istone deacetilasi e un induttore di stress ossidativo – hanno già passato la fase I dei trial clinici, confermando così la sicurezza di somministrazione per l’essere umano.