Gli astronomi dell’Università della California di Berkeley ne sono sicuri: negli ultimi anni la gigante rossa è diventata più piccola
È la seconda stella più brillante della costellazione di Orione e la decima in tutto il cielo: una gigante rossa che stando alle rilevazioni del Infrared Spatial Interferometer (ISI) della UC Berkeley dal 1993 ad oggi si è ristretta misteriosamente del 15 percento. Il raggio di Betelgeuse è pari a circa cinque unità astronomiche (cinque volte il raggio medio dell’orbita della Terra intorno al Sole) ed è quindi tanto grande che se fosse posta al centro del nostro Sistema Solare la sua superficie raggiungerebbe addirittura l’orbita di Giove.
Charles Townes, professore emerito della UC Berkeley e premio Nobel per la fisica nel 1964 è colpito: “Continueremo ad osservare attentamente la stella nei prossimi anni per vedere se andrà avanti a contrarsi o se ritornerà alle sue dimensioni normali.”
I risultati delle osservazioni di Townes e del collega Edward Wishnow, fisico dello Space Sciences Laboratory, sono stati pubblicati sulla rivista Astrophysical Journal Letters e sono anche stati resi pubblici in una conferenza stampa ieri, 9 giugno, durante il meeting dell’American Astronomical Society a Pasadena.
Betelgeuse è la prima stella di cui si siano mai misurate le dimensioni, nel 1921 ad opera di Francis G. Pease e Albert Michelson. In realtà la sua dimensione varia molto, a seconda di quale gamma dello spettro di emissione elettromagnetica viene usata per osservare e misurare il corpo celeste. Le osservazioni effettuate attraverso l’ISI, che guarda il cielo alla lunghezza d’onda di 11 micron (1 micron = 1 milionesimo di metro), negli infrarossi medi, però hanno permesso di ottenere una serie di dati consistenti su un periodo abbastanza lungo.
Gli scienziati non hanno ancora delle ipotesi plausibili sul perché la stella stia mostrando questo strano comportamento, anche se secondo Wishnow le misurazioni potrebbero essere state influenzate dalle celle di convezione sulla superficie che sono così grandi da spingersi fuori come delle bolle.
Nonostante la riduzione di dimensioni, la luminosità visibile della stella è rimasta invariata, secondo le misurazioni effettuate dall’Associazione Americana degli Osservatori di Stelle Variabili.