Gli scienziati del Karolinska Institutet e dell’Università di Linköping hanno compiuto i passi fondamentali per creare la prima cellula nervosa artificiale che comunica con quelle naturali attraverso i neurotrasmettitori
In alcune patologia umane i neuroni funzionano in maniera difettosa. È il caso di certi tipi di sordità, del Parkinson e anche dell’epilessia. Oggi le terapie più avanzate prevedono la stimolazione elettrica dei neuroni, della coclea per esempio, per ripristinarne la funzionalità, ma questa tecnica è piuttosto rozza: la stimolazione va a disturbare in maniera indiscriminata tutte le cellule nervose nell’area intressata, anche quelle non implicate nel disturbo.
La nuova frontiera per trattare questo tipo di patologie è la creazione di fibre in grado di condurre il segnale elettrico (simile a quello che i neuroni usano come codice per trasportare l’informazione al cervello) usando gli stessi neurotrasmettitori usati dai neuroni. In questo modo nell’area sulla quale agisce l’elettrodo vengono attivate sole le cellule con i recettori specifici per quel neurotramenttitore, mentre le altre rimangono indisturbate.
Un team di neuroscienziati del Karolinska Institutet e dell’Università di Linköping ha pubblicato un articolo su Nature Materials dove si dimostra che questo tipo di “delivery electrode”, come li hanno battezzati Agneta Richter-Dahlfors e Barbara Canlon, autrici della ricerca, possono essere utilizzati in laboratorio per controllare la funzione uditiva nelle cavie. I neuroni artificiali sono in grado di trasmettere l’esatta dose di neurotrasmettitore nelle aree nervose difettose.
Le ricercatrici ora sperano di poter sviluppare dei dispositivi così piccoli da poter essere impiantati nel cervello delle persone affette da patologie che necessitano una “correzione” dell’attività neuronale.