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Influenza suina: curare o non curare?

Centers for Disease Control and Prevention, USA.
Centers for Disease Control and Prevention, USA.

Uno studio del British Medical Journal mette in dubbio l’efficacia del trattamento con anti-virale nei bambini

Uno dei paesi più colpiti dalla pandemia dell’influenza suina, ma anche con la più efficace e discreta gestione della crisi, è il Regno Unito: 100.000 ammalati e 30 decessi a oggi (tanti quanti sarebbero, comunque, su altrettanti casi di normale influenza), ma nessun panico.

Chiare informazioni su cosa fare, e un costante e non allarmistico aggiornamento sull’andamento della epidemia e sulle contromisure prese a livello nazionale, fanno sì che i cittadini si sentano per quanto possibile rassicurati e protetti. In caso di sintomi influenzali le raccomandazioni suggeriscono di non presentarsi in pronto soccorso o in farmacia (con il rischio di contagiare altre persone), ma di chiamare un numero verde, che aiuta a confermare l’eventuale diagnosi di influenza suina e fornisce un codice con cui un amico o un parente (un “flu buddy”,  cioè un”amico di influenza”) può ritirare in farmacia il farmaco anti-virale.
Questo passaggio è ora messo in discussione.  Se il farmaco è necessario nel caso di persone con problemi di salute pre-esistenti o anziane (che vengono peraltro ospedalizzate), non è altrettanto certo che sia ragionevole somministrarlo a tutti gli ammalati, considerando che, nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di un’influenza come tutte le altre, una spiacevole scocciatura, ma nulla di più.
In primo luogo, maggiormente è diffuso l’utilizzo di farmaci anti-virali, e più velocemente emergono ceppi virali resistenti, il che significa che la cura potrebbe diventare inefficace nei casi in cui ce ne fosse davvero bisogno. In secondo luogo, dato che la diagnosi viene normalmente effettuata solo ascoltando la descrizione dei sintomi e senza analisi di laboratorio, il sistema del numero verde rischia di assegnare il farmaco a persone che in realtà non hanno l’influenza. Se, ad esempio, avessero una meningite o una polmonite, i pazienti, grazie all’antivirale, potrebbero stare momentaneamente meglio, ma in seguito la malattia potrebbe riacutizzarsi e diventare davvero pericolosa. Infine, visto il periodo di crisi economica che stiamo attraversando, c’è chi considera eccessivo il costo di trattare tutti i casi, anche quella maggioranza che non ne ha nessuna necessità.
Da qualche giorno, poi, c’è una perplessità in più. Una ricerca pubblicata il 10 agosto sul British Medical Journal sconsiglia l’uso degli anti-virali in bambini sotto i 12 anni, perché gli effetti collaterali potrebbero essere più importanti dei benefici. Matthew Thompson e Carl Heneghan, dell’Università di Oxford, hanno analizzato i risultati di sette studi su piccoli ammalati di influenza (comune e suina), e hanno concluso che il vantaggio del trattamento nei  bambini  è minimo se non dubbio: si ha solo una riduzione del tempo di malattia di una giornata. Al contrario, nel 5% il Tamiflu ha causato vomito, che può indurre disidratazione e altre complicazioni. La trasmissione del virus, secondo questo studio, è stata ridotta solo dell’8%: cioè a dire che occorre trattare 13 bambini perché a uno sia risparmiato il contagio.
Alla luce di queste considerazioni, l’attuale politica governativa inglese di distribuire farmaci anti-virali a tutti coloro a cui è stata diagnosticata l’influenza suina con il sistema del numero verde potrebbe quindi essere riconsiderata. Nel frattempo 12 milioni di dosi di vaccino saranno pronte per la distribuzione nel prossimo autunno. E, sono tutti daccordo, è il vaccino l’unico vero rimedio all’influenza.
E nel nostro paese? Anche il panico da pandemia che aveva per un periodo animato carta stampata e televisione sembra essere andato in vacanza. Il Ministero della Salute italiano ha attivato, per l’estate 2009, un numero verde (il 1500), che però riguarda genericamente ogni problema di salute;  non sono per ora state distribuite linee guida specifiche sul trattamento dell’influenza suina. La cosa più semplice e saggia da fare, in questo come in ogni altro caso, è naturalmente rivolgersi al proprio medico curante. Il fai-da-te in medicina è sempre pericoloso.

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