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Attrito: più si fa piccolo più diventa forte

I nanotubi sono molecole di carbonio che hanno forma cilindrica allungata e proprietà straordinarie di durezza e leggerezza: cinquanta volte più resistenti dell’acciaio, pesano solo un sesto. L’immagine mostra uno strato preparato per studiarne le proprietà elastiche. Il diametro di ciascuno è di appena 1 o 2 nanometri ma qui sono raggruppati in fasci di alcune centinaia. (Esperimento: A. Podestà, P. Milani, Università di Milano. Artwork: Lucia Covi, ©S3.)Un gruppo di ricerca internazionale, al quale partecipano anche SISSA, ICTP e CNR-INFM Democritos, svela i segreti del nanoattrito

Suonare un violino, ballare il tango, guidare un’automobile, e virtualmente ogni azione che compiamo quotidianamente mette in gioco quelle che vengono chiamate dai fisici forze d’attrito. Pochi giorni fa su Nature Materials è stato pubblicato, a opera di un team internazionale che vede partecipare anche la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, Il Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam e CNR-INFM Democritos, uno studio che ha analizzato le forze d’attrito che avvengono alle nanoscale e cioè a una dimensione inferiore ai 100 nanometri  – un nanometro è pari a un miliardesimo di metro.

Ascolta l’intervista integrale a Erio Tosatti

La ricerca è divisa fra una parte sperimentale e una di simulazione, quest’ultima condotta proprio a Trieste da Erio Tosatti e Xiaohua Zhang. Gli scienziati hanno simulato una punta di diamante che sfregava un nano tubo di carbonio – che è un foglio di grafite di piccolissime dimensioni ripiegato come un sigaro. L’attrito ottenuto non è lo stesso se lo sfregamento avviene in maniera perpendicolare al tubo oppure parallela. Nel primo caso è molto più alta.

Studiare l’attrito su una scala così piccola è importante perché di fatto è principalmente determinato dai contatti “molto intimi”, come li definisce Tosatti, tra le superfici che scorrono l’una contro l’altra  e solo arrivando a livello “nano” si può arrivare a una comprensione completa di questi fenomeni. Gli strumenti di visualizzazione attuali, a scansione, permettono infatti di vedere come è fatta davvero una superficie e quindi osservare le interazioni che avvengono fra una superficie e un’altra.

“In che maniera si può controllare l’attrito? Questa domanda è importante sia dal punto di vista di principio che da quello pratico,” spiega Tosatti. “Ridurre l’attrito è fondamentale per eliminare l’usura e per il risparmio energetico, rafforzarlo invece, in certe altre situazioni, come quando freniamo con la macchina o dobbiamo restare in piedi, è altrettanto importante.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.