Tecnologie d’avanguardia e web 2.0 per studiare le lingue antiche
Le nuove tecnologie e il web partecipativo aiutano anche i settori della ricerca più tradizionali, come per esempio quelli che si occupano di studiare le lingue antiche. Il West Semitic Research Project (WSRP) dell’Università della California del Sud sta analizzando le iscrizioni in aramaico, una delle lingue mediorientali più antiche, su oltre 700 tavolette di argilla usando delle sofisticate macchine per ottenere immagini ad altissima risoluzione dei reperti, immagini che poi attraverso internet sono distribuite alla comunità internazionale e multidisciplinare degli scienziati interessati a questa lingua.
Le tavolette, risalenti al 500 a.C., sono state scoperte in Iran nel 1933 nell’antichissima Persepoli, una delle capitali dell’Impero persiano Achemenide, e portano testi sia incisi che scritti con l’inchiostro. Il West Semitic Research Project ora sta collaborando con il Persepolis Fortification Archive Project (PFAP) dell’Oriental Institute di Chicago, al quale le tavolette sono state originariamente prestate dal governo iraniano nel 1936. Annalisa Azzoni specialista di aramaico antico della Vanderbilt University, ma che ora sta collaborando con il PFAP, spiega che queste tavolette sono un materiale importantissimo in grado di accrescere notevolmente la conoscenza di questa lingua quando veniva usata come linguaggio di scambio nell’Impero Persiano.
Le immagini delle tavolette vengono prese con delle macchine per il Polynomial Texture Mapping, una tecnica di visualizzazione d’avanguardia: vengono prese 32 fotografie di entrambe le facce del reperto con 32 combinazioni di luce. In questo modo chi si troverà ad analizzare l’immagine potrà manipolare la direzione apparente, l’intensità e l’angolo dell’illuminazione e usare anche diversi affetti (luce polarizzata per esempio, per evidenziare solo i testi scritti con l’inchiostro) in modo da analizzare caratteristiche diverse del reperto.
Le immagini che sono state processate fino a ora sono disponibili sul sito InscriptiFact, un software online del WSRP, e sull’Online Cultural Heritage Research Environment, un sito del PFAP.