Evitare di commettere errori non è una buona maniera per apprendere
Molti esperti consigliano che per studiare e apprendere in modo corretto e duraturo ci si deve sforzare a non commettere errori. Per esempio un insegnate potrebbe far ripetere una stessa operazione matematica ai propri studenti, lasciando passare pochissimo tempo fra una ripetizione e un’altra e facendo in modo che ogni volta l’alunno ottenga il risultato corretto. In questo modo secondo molti psicologi, non venendo esposti alle risposte sbagliate i ragazzi eviterebbero di fare confusione in futuro mantenendo in memoria il ricordo del risultato errato. Una ricerca pubblicata recentemente su the Journal of Experimental Psychology: Learning, Memory and Cognition, dimostra invece che poter fare errori è un vantaggio per la memoria.
In una serie di esperimenti Nate Kornell, Matthew Hays e Robert Bjork dell’Università della California di Los Angeles hanno dimostrato che se uno studente fa un tentativo anche fallimentare di trovare l’informazione prima di ottenere la risposta corretta, successivamente ricorda meglio e più a lungo la risposta rispetto a un controllo che abbia semplicemente studiato l’informazione corretta.
Tentare e pur fallire nel tentativo di recuperare un informazione è utile per apprendere. In uno degli esperimenti i soggetti dovevano imparare coppie di vocaboli blandamente associati. Per esempio nella coppia “stella-notte” quando si presenta la parola “stella” da sola e si chiede quale parola possa essere associata si ottiene “notte” solo nel 2% dei casi. Nella fase di pretest veniva fornita la prima parola ai soggetti che dovevano produrre quella associata in soli 8 secondi. Naturalmente in questa fase la percentuale di errori era molto alta. Allo scadere degli 8 secondi veniva fornita la risposta esatta che veniva visionata per 5 secondi. I soggetti assegnati alla condizione di controllo invece osservavano semplicemente la risposta corretta per un totale di 15 secondi.
Quando in una seconda fase dell’esperimento si chiedeva ai soggetti di ricordare le coppie corrette, il gruppo che aveva dovuto indovinare ricordava meglio (10% di risposte corrette in più) rispetto al gruppo di controllo. I risultati sono controintuitivi: gli individui che avevano studiato per soli 5 secondi la risposta corretta ed erano stati esposti per 8 secondi a una risposta nella maggioranza dei casi errata (solo 2% di risposte corrette) ricordavano meglio di quelli che avavano studiato per 13 secondi la risposta corretta. L’effetto di facilitazione inoltre durava anche dopo 38 ore dal test.
I risultati hanno importanti implicazioni per le tecniche di apprendimento. Per esempio prima di studiare un testo sarebbe corretto porsi delle domande sui contenuti del testo cercando di darsi delle risposte, non importa se sbagliate. Questo tipo di strategia inoltre sarebbe efficace con altri tipi di materiale, non solo quello scritto.