CRONACA

Ascoltare con la pelle

Anche il tatto è importante per capire il linguaggio parlato

NOTIZIE – Nel 1979 un esperimento considerato un classico nel campo ha svelato quello che gli psicologi chiamano “effetto Mc Gurck”: osservare la bocca di qualcuno che parla facilita la comprensione delle sue parole, e può portare in casi particolari a curiose illusioni uditive. In pratica quello che vediamo con gli occhi può distorcere letteralmente quanto percepiamo con le orecchie. Ora una nuova serie di esperimenti condotti da Bryan Gick del’Università della British Columbia dimostra che un effetto molto simile si verifica dall’interazione fra tatto e sistema uditivo.

Quando parliamo alcune sillabe, dette tecnicamente “aspirate” come “pa” e “ta”, sono accompagnate da un breve soffio d’aria, mentre altre, come “ba” e “da”, invece no.  Non sempre questi brevi soffi durante l’eloquio vengono percepiti dall’uditore, ma Gick è convinto che questi stimoli possano essere usati dal cervello per percepire certi suoni linguistici.

Nell’esperimento pubblicato su Nature, 66 volontari ascoltavano una voce maschile che ripeteva le quattro sillabe citate sopra con un rumore di fondo che disturbava la comprensione. Ciascuna sillaba poteva essere accompagnata da un “soffio” d’aria diretto al collo o alla mano del soggetto.

Non tutti i soggetti sentivano coscientemente i soffi, eppure i risultati hanno dimostrato che la probabilità di identificare “pa” e “ta” era maggiore se queste sillabe erano accompagnate dal soffio. Al contrario il riconoscimento di  “ba” e “da” era disturbato dagli sbuffi (quando queste sillabe erano accompagnate dal soffio, i soggetti tendevano a confondere con “pa” e “ta”).

Il lavoro di Gick ha numerose e interessanti implicazioni: in primo luogo getta luce sui meccanismi di integrazione sensoriale e aggiunge prove all’ipotesi che questo tipo di meccanismi abbiano una forte base innata. In secondo luogo i dati di Gick supportano la teoria motoria della comprensione linguistica. Secondo questa ipotesi le persone percepiscono i suoni linguistici osservando i movimenti compiuti dal tratto vocale (labbra, lingua, gola…) nel pronunciarli piuttosto che identificando i pattern sonori tipici di questi suoni. In pratica il sistema sensoriale userebbe tutti gli indizi in suo possesso (uditivi, visivi, e ora si sa, anche tattili…) per “ricostruire” la serie di movimenti del tratto vocale e in base a questa ricostruzione arriverebbe a identificare una lettera, una sillaba, una parola.

Il già citato effetto Mc Gurk è stato spiegato proprio con questa ipotesi. Negli esperimenti originali i soggetti che osservavano su un video una bocca che pronunciava la sillaba “ga”, ma sentivano una traccia audio della sillaba “ba”, non percepivano nessuna delle due sillabe, bensì una intermedia: “ga”. Secondo gli scienziati questa illusione dipende proprio dall’incongruenza fra quanto si vede e quanto si sente, che il sistema nervoso cerca di integrare in una percezione consistente. Di recente anche la scoperta dei neuroni specchio (neuroni che si attivano sia quando osserviamo un’azione, sia quando solo la guardiamo) ha dato supporto a questa teoria.

Gick non è ben sicuro di come quest’effetto funzioni in condizioni normali, visto che non sempre siamo nella condizione di percepire gli sbuffi emessi parlando, ma è possibile che funzioni più spesso con le parole pronunciate da noi stessi rispetto a quelle che sentiamo dette dagli altri. Lo scienziato ipotizza anche che dispositivi che incorporino questi sbuffi possano servire a una migliore comprensione dei messaggi vocali in situazioni particolarmente rumorose, come quelle per esempio in cui si trovano normalmente i piloti d’aereo.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.