Uno studio pubblicato sulla rivista Polar Research scopre come il mercurio entra nella dieta degli orsi polari
NOTIZIE – “Bioaccumulazione”: è il processo attraverso cui una particolare sostanza, salendo verso i vertici della catena alimentare tende ad accumularsi in grande quantità in un organismo. Il mercurio è una di queste sostanze e un nuovo studio ora traccia la complessa rete alimentare che lo porta a intossicare gli orsi polari.
Il mercurio è normalmente presente in natura, ma enormi quantità vengono prodotte e riversate nell’ambiente dall’essere umano. Si stima che circa 150 tonnellate all’anno che vengano riversate soprattutto nel mare dove vengono metabolizzate da certi microrganismi che lo trasformano in metilmercurio, una sostanza altamente tossica che si accumula nei pesci che mangiano questi microganismi.
Attraverso vie piuttosto complesse questo mercurio finisce definitivamente nei tessuti degli orsi polari, che sono in cima alla catena alimentare. Travis Horton, dell’Università di Canterbury, e Joel Blum dell’Università del Michigan hanno raccolto campioni di pelo di questi animali da reperti conservati in alcuni musei, datati fra il diciannovesimo e i primi decenni del ventesimo secolo, quando la produzione umana di mercurio era ancora molto scarsa.
Grazie all’analisi isotopica gli scienziati hanno potuto stabilire che gli orsi polari si procurano il cibo essenzialmente da due reti alimentari: alla base della prima stanno i vegetali microscopici che galleggiano sulla superficie dell’oceano (il fitoplancton), mentre per la seconda l’origine sta in un alga che che vive nel ghiaccio marino. Gli orsi che hanno più mercurio nei tessuti sono proprio quelli che si servono maggiormente dalla rete basata sul fitoplancton.
Gli autori sono convinti che questo lavoro dovrebbe ora servire da base per ricerche più approfondite sullo stato di salute degli orsi polari, anche in relazione al riscaldamento globale e il conseguente declino dei ghiacci polari.