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La città sull’acqua

L’Olanda, si sa, è una terra strappata all’acqua: il rischio che l’acqua se la riprenda è altissimo. Ma se le case galleggiano, il problema non c’è più.

SPECIALE ORO BLU – Non solo oro blu. L’acqua può essere anche pericolosa minaccia, e lo sanno bene gli olandesi, da sempre in lotta con mare e fiumi per tenersi i piedi (e i campi, e le case) all’asciutto. E con lo spettro del riscaldamento globale che può far alzare anche di molto il livello del mare, urgono soluzioni brillanti al problema. Una delle più cool è quella della città galleggiante, come proposta dalle giovani menti di DeltaSync, spin-off dell’Università tecnologica di Delft specializzato in progetti di urbanizzazione “galleggiante” sostenibile .

Il loro progetto di floating city ha vinto nel 2006 un concorso internazionale per la migliore idea innovativa di urbanizzazione per aree di delta fluviali. “L’idea è semplice: non opporci più a tutti i costi al rischio di alluvioni e allagamenti, ma trovare soluzioni che ci permettano di ignorarlo. Se la città galleggia, l’innalzamento dell’acqua non è più un problema. Anzi, da minaccia si trasforma in opportunità”, spiega Karina Czapiewska una delle fondatrici di DeltaSync, ora impegnata a implementare il progetto e a renderlo concreto.

In realtà già da una quindicina d’anni, dopo la grande alluvione del 1995, l’Olanda è all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di case anfibie (di norma appoggiate a terra, ma galleggianti al bisogno) oppure completamente “acquatiche”. Tra i più attivi in questo senso c’è lo studio di architettura Waterstudio.NL, che propone diverse strategie operative: case su palafitte, costruite con materiali waterproof oppure con fondamenta costituite da strutture cave di cemento e polistirene, molto leggere e perfettamente sicure (stanno a galla e non affondano). In genere, si tratta di abitazioni collegate alla terraferma per quanto riguarda classiche utenze come acqua potabile, corrente elettrica, connessione Internet. I collegamenti sono realizzati in modo tale da poter seguire la casa che si solleva quando l’acqua sale.

Il progetto di DeltaSync, però, riguarda un’intera città, non singole abitazioni. “Questo pone due nuove necessità: prevedere anche infrastrutture galleggianti di collegamento, come strade e ponti, e pensare a strutture che siano completamente autosufficienti rispetto alla terraferma per quanto riguarda la fornitura di acqua e di energia. Fornitura che deve anche essere il più possibile sostenibile”, afferma Czapiewska. Via così a sotto-progetti per integrare le strutture galleggianti a sistemi di raccolta e purificazione delle acque piovane, a pannelli solari, a piccole turbine eoliche e a depositi di energia termica, a sistemi di fitodepurazione delle acque reflue. Qualcosa di simile, ma su scala molto più ampia, a quello che ha fatto lo scorso anno un gruppo di artisti e designer newyorkesi con il progetto Waterpod: una specie di isoletta artificiale galleggiante e mobile, con uno spazio abitativo, uno per esposizioni artistiche e uno per sistemi di coltivazione idroponica. Il tutto alimentato a energia solare ed eolica.

Insomma: se dal punto di vista tecnico non ci sono più ostacoli per realizzare una floating city, rimangono difficoltà di ordine ambientale, normativo e burocratico. In una delle possibili aree in cui realizzare un prototipo di città galleggiante – il lago Ijmeer, nell’Olanda settentrionale – si sono già costituiti gruppi ambientalisti contrari. La preoccupazione è che il nuovo insediamento possa interferire con l’ecosistema lacustre e in particolare con i molti uccelli acquatici che nidificano nei dintorni.

“L’indicazione che proviene da alcuni studi di fattibilità è quella di occupare per queste città al massimo il 30-40% del bacino d’acqua a disposizione: in questo modo non si dovrebbe danneggiare l’ecosistema”, sostiene Czapiewska. E ancora: “La nostra normativa definisce una casa come una struttura durevolmente collegata al suolo, cosa che ovviamente non succede con le abitazioni galleggianti. Questa incongruenza può generare difficoltà quando si tratta di chiedere un’assicurazione oppure un mutuo: un conto è avere a che fare con progetti sporadici di singole abitazioni; un altro con un’intera città”. C’è poi la questione della proprietà: quanto vale l’acqua su cui costruire case e infrastrutture? Bisogna comprarla o prenderla in affitto? E chi lo deve fare? Domande a cui, ne siamo certi, gli olandesi troveranno presto una risposta.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance