AMBIENTE

Gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile nell’era post Covid

Istruzione, parità di genere, povertà: come la pandemia ha modificato le prospettive dell’Agenda 2030

Sono molte le cose che la recente pandemia ha messo in discussione e gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, Sustainable Development Goals (abbreviati SDGs) in inglese, non fanno eccezione. La rivista Nature ne ha parlato in un editoriale, dove ha sottolineato la necessità di rivederli alla luce del delicato periodo storico che stiamo vivendo. Abbiamo discusso di questo e delle prospettive future dell’Agenda 2030 con Max Paoli, coordinatore dei programmi alla TWAS, The World Academy of Science.

Gli obiettivi in breve, che cosa sono?

Era il 2015 quando 193 stati dell’Assemblea Generale dell’ONU hanno redatto l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile, articolata in 17 punti (i cosiddetti SDGs), da raggiungere entro il 2030. I 17 obiettivi sono stati formulati per promuovere il benessere umano e ambientale tramite sforzi comuni condivisi da diversi stati membri. Sono stati pensati per avere un carattere universale, ovvero per adattarsi sia a paesi in via di sviluppo che a quelli più avanzati, e coprono tutta una serie di tematiche legate allo sviluppo sostenibile, declinato in chiave economica, sociale e ambientale.

Con la pandemia, cos’è cambiato?

La pandemia e il conseguente lockdown hanno segnato una forte battuta di arresto per quelli che erano molti degli obiettivi. L’accesso all’istruzione, con la chiusura delle scuole, è diventato in molti paesi difficoltoso, i casi di violenza domestica sono aumentati ovunque e la crisi economica ha reso attuali come non mai le tematiche legate all’eliminazione della povertà e della fame. Per citarne una, la FAO ha appena pubblicato un report in cui avverte come 27 paesi stanno per essere investiti da una crisi alimentare senza precedenti, dovuta alle conseguenze socio-economiche della pandemia. Per tutti questi motivi, secondo Nature, mai come ora è importante rivedere gli SDGs in maniera alternativa, per renderli più raggiungibili e adattabili alla situazione attuale. “Bisogna però ricordare che gli obiettivi, a prescindere dal lavoro eccezionale che fu fatto per la loro definizione, sono un prodotto dell’uomo e come tale non sono mai stati totalmente perfetti”, precisa Max Paoli, “Ma rimangono tuttora il miglior tentativo dell’umanità di ammettere che ci sono delle sfide globali e di proporre delle soluzioni e un possibile percorso per migliorare.”

SDGs, limiti e nuove prospettive

“L’ottica in cui sono inseriti gli obiettivi”, continua Max Paoli “ è in gran parte antropocentrica, ed è questo fatto probabilmente a costituire il loro limite maggiore”. Infatti solo due su 17 si riferiscono a tematiche ambientali, e sono i numeri 14 e 15 che si prefiggono di tutelare e regolare l’uso sostenibile degli ecosistemi marini e terrestri. “Un altro obiettivo che si può definire difficile è il numero 8, lavoro dignitoso e crescita economica. Innumerevoli studi ci dicono infatti come anelare a una crescita economica infinita non sia a lungo termine sostenibile, ma sia ricercabile piuttosto una stabilità in cui migliorare la qualità di vita delle persone”. Proprio per questo motivo una delle possibili strategie di revisione degli obiettivi potrebbe basarsi su una nuova prospettiva, più attenta al contesto naturale che ci circonda. Questo è sottolineato anche da uno dei target specifici dell’obiettivo numero 8, che spiega come il progresso economico dovrebbe essere slegato dalla degradazione ambientale, cosa che sappiamo non essere purtroppo sempre vera. 

Che cosa ci ha insegnato la pandemia

Se gli obiettivi mostravano alcune criticità anche prima della pandemia, gli eventi di quest’anno possono essere visti come un’opportunità per migliorarli, a partire proprio dai loro punti più deboli. “Dovremmo focalizzarci sulle lezioni che questa esperienza ci ha lasciato, prima fra tutte l’importanza della scienza. Molti studi avevano infatti previsto ciò che sarebbe successo. Una maggior fiducia nella scienza, anche in futuro, potrebbe aiutarci a essere preparati a diverse evenienze.” 

Un’altra lezione che la pandemia ci ha lasciato, secondo Max Paoli, è legata alla formazione, non solo in senso scientifico, ma intesa come approccio razionale a imparare da ciò che ci circonda e analizzare gli eventi che viviamo. “Questo approccio dovrebbe essere maggiormente in linea con le leggi della natura. Abbiamo appena potuto osservare come, nonostante la forte innovazione tecnologica a cui siamo andati incontro negli ultimi decenni, qualcosa di appartenente al mondo naturale come un virus è stato capace di mettere in difficoltà l’umanità nel giro di pochi mesi. In questo contesto è chiaro come le leggi della natura abbiano un impatto sulla nostra vita e anche sulla crescita economica e proprio per questo non devono essere sottovalutate o ignorate.”

Quale futuro?

Alla luce di queste riflessioni viene spontaneo chiedersi se e come gli obiettivi verranno modificati, anche in base alla volontà delle Nazioni Unite di riaprire la discussione a riguardo. Secondo Max Paoli “Queste sono le lezioni che, se ci fosse una revisione degli obiettivi, dovrebbero rilanciarli o riformarli, per ispirare una cultura di sostenibilità. Infatti gli SDGs non sono stati pienamente in grado di sensibilizzare le persone sull’impronta ecologica che ognuno di noi ha e promuovere una formazione che porti ad agire in maniera più coerente rispetto al mondo naturale che ci circonda.” 

La parola chiave per rivedere gli SDGs potrebbe quindi essere responsabilità, intesa come una maggior consapevolezza del nostro ruolo all’interno del contesto naturale in cui viviamo. Ovviamente non è una prospettiva facile, gli interessi in gioco sono molti e differenti. Per citare l’editoriale di Nature però “Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è che i governi sono in grado di cambiare drasticamente il modo in cui pensano e agiscono. La pandemia sta modificando radicalmente le realtà economiche e sociali. E dimostra che è possibile agire in maniera radicale per affrontare le questioni legate a povertà, disuguaglianza, salute, istruzione, biodiversità e clima”.


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Articolo pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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