Lo stato dell’ambiente in Europa e in Italia
Presentati l'annuario ISPRA e il report SOER, un mezzo per i decisori politici per ripartire da questo evento drammatico e cercare di coniugare crescita economica e attenzione all’ambiente.
Lo scorso 3 giugno sono stati presentati sul canale dell’ISPRA i rapporti 2020 SOER (State of the Environment) dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’Annuario dei dati ambientali ISPRA e il Rapporto Ambiente SNPA relativi all’anno 2019. Ciò che emerge dai rapporti è la fotografia della situazione dell’ambiente in Italia e in Europa pre Covid-19 relativamente a diverse tematiche ambientali oltre che alcune proiezioni per il post pandemia. Partendo da questi dati, che vediamo in un racconto in numeri, le istituzioni potranno trarre importanti considerazioni, a seguito del lockdown, per capire i nuovi scenari da cui partire per raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Se non verranno messe in atto azioni concrete e tempestive non saremo in grado di rispettare i goal prefissati da raggiungere entro il 2030.
Il report sullo stato dell’Ambiente in Europa (SOER)
Durante la presentazione del 3 giugno sul canale ufficiale dell’ISPRA, è intervenuto Hans Bruyninckx, direttore dell’Agenzia europea dell’ambiente, per presentare il SOER, ovvero il report sullo stato dell’Ambiente in Europa. Si tratta del sesto rapporto di questo tipo, che dal 1995 viene pubblicato ogni 5 anni. Ciò che differenzia il report del 2020 dagli altri è chiaramente il contesto: questo è infatti stato pubblicato durante l’emergenza COVID-19, una situazione senza precedenti negli ultimi anni. Secondo le parole di Bruyninckx, questo rapporto non deve essere visto solo come un semplice resoconto, bensì come parte fondante di un processo verso un’Europa più sostenibile. Vuole essere insomma un mezzo per i decisori politici per ripartire da questo evento drammatico e cercare di coniugare crescita economica e attenzione all’ambiente.
Come pioniera dell’industrializzazione, l’Europa è un’area che storicamente ha consumato e consuma moltissime risorse e contribuisce in modo importante all’inquinamento del pianeta, ma la situazione dell’ambiente non permette che questo tipo di atteggiamento possa continuare oltre.
Il report tocca diversi punti. Dai corpi idrici che a causa di inquinamento ed estrazione delle acque sono in difficoltà; al suolo, la cui perdita è ingente per via della cementificazione; passando poi per le risorse, il cui uso efficiente sta migliorando. Ma anche i rifiuti, per il cui riciclo l’Italia è uno dei paesi che è migliorato di più in Europa.
L’Annuario ISPRA
Il secondo report presentato durante la diretta del 3 giugno è stato l’Annuario ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Questo report è presentato dal Direttore generale dell’ente Alessandro Bratti, che ha iniziato il suo discorso ricordando la grave minaccia alla biodiversità che il nostro Paese sta vivendo, soprattutto per l’introduzione di specie alloctone. Circa 200 specie sono infatti state introdotte nel nostro Paese dal 2000 al 2017, che è lo stesso numero di specie alloctone introdotte dal 1900 al 1979.
Il Direttore è poi passato a parlare delle aree marine protette, che sono in aumento, ma minacciate dai molti rifiuti spiaggiati.
Il nostro Paese ha visto però una significativa riduzione delle emissioni di gas serra, e un aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili (oltre il 17%). Molto significativa la variazione delle emissioni di gas serra durante il lockdown:
Confrontando infatti i dati con quelli del 2019 vediamo una diminuzione delle emissioni soprattutto nei trasporti, nella produzione di energia e nel consumo energetico da parte dell’Industria.
Relativamente ai rifiuti, l’Italia ha raggiunto il 58,1% di raccolta differenziata, ma non è ancora stato raggiunto il decoupling (scostamento tra aumento del PIL e aumento di rifiuti).
Durante il periodo di pandemia c’è stato un aumento significativo della produzione di rifiuti, di quasi il 10-12%, ma secondo quanto affermato da Bratti, probabilmente si verificherà una riduzione in seguito a causa delle difficoltà economiche del Paese.
Relativamente alla produttività delle risorse, pur mantenendo alto il benessere, dal 2008 in poi ha avuto luogo un processo di efficientamento delle risorse. Lavorando sulla circolarità dei materiali, l’Italia ha infatti raggiunto ottimi risultati in questo senso.
Per quanto riguarda la temperatura media in Italia si è registrato un +1,7° rispetto alla normalità.
Parlando di qualità dell’aria invece, il limite giornaliero di PM 10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio, e anche in questo caso è stato fatto un confronto con il mese di marzo del 2019 per valutare l’impatto del lockdown.
Il report SNPA
Carlo Emanuele Pepe, vicepresidente SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), ha infine presentato il terzo e ultimo report preso in esame, cioè il Rapporto Ambiente SNPA. Le tematiche più calde sono nuovamente biodiversità, consumo di suolo, cambiamento climatico, inquinamento atmosferico e industriale, produzione di rifiuti. Anche in questo caso viene descritto come sebbene ci siano stati significativi miglioramenti in alcuni ambiti, sia necessario fare di più affinché gli obiettivi prefissati per il miglioramento delle condizioni ambientali continui.
In questo report vengono toccati gli indicatori di qualità ambientale in ogni regione del nostro Paese, dando così un quadro dettagliato della situazione dell’ambiente in Italia. Per esempio possiamo vedere che Sicilia, Sardegna e Puglia sono le tre regioni italiane che hanno più superfici tutelate, marittime e terrestri:
Anche l’agricoltura biologica è stata analizzata:
Possiamo notare come, anche in questo caso, siano tre regioni del sud (Sicilia, Calabria e Puglia) ad avere il maggior numero di ettari coltivati biologicamente.
Relativamente al consumo di suolo, in Italia ad oggi sono stati irreversibilmente persi ben 23mila km2 di suolo. Le zone dove ciò è accaduto in maniera significativa sono soprattutto al Nord.
Per quanto riguarda la produzione di rifiuti urbani, la regione in testa è l’Emilia Romagna, seguita da Toscana e Valle d’Aosta. Sono però le regioni del nord a differenziare di più: il Veneto, con il 73,8% di raccolta differenziata è la regione più virtuosa d’Italia, seguita da Trentino Alto Adige e Lombardia.
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