Intervista a Yael Hanein, dell’Università di Tel Aviv
Ascolta l’intervista integrale di OggiScienza a Yael Hanein
NOTIZIE – Nel laboratori della Scuola di ingegneria elettrica dell’Università di Tel Aviv, il futuro remoto è già alle porte. Yael Hanein e il suo gruppo usano le nanotecnologie per creare delle interfacce fra la biologia e l’artificiale. L’ultima fatica di Hanein e colleghi è una metodologia con cui far crescere neuroni di retina di topo su un sustrato di nanotubi. Grazie a questa tecnica la scienziata spera che in futuro sia possibile mettere a punto delle retine hi-tech che proprio grazie ai “nanomateriali” saranno una sorta di ibrido fra biologico e meccanismi artificiali.
Nel laboratorio di Hanein si sviluppano anche “non proprio dei cervelli, ma delle piccole masse di neuroni,” spiega la scienziata, che vengono fatti crescere su materiale “nano” e che servono per studiare come funziona il nostro sistema nervoso.
La sfida, continua Hanein, è l’alta interdisciplinarità che questo tipo di studi richiede. Non si tratta infatti più di far lavorare insieme un team composto da ingegneri, fisici, biologi, psicologi, ma di avere delle nuove figure di ricercatori che abbiano una formazione in campi anche molto distanti fra loro, per lavorare in questa che è probabilmente il futuro della ricerca sugli impianti prostetici che lavorano sul sistema nervoso.