Questa settimana la matematica mette tacchi e lustrini e va al cinema
NOTIZIE – Chi si occupa di giornalismo scientifico lo sa: la matematica (intesa nel senso più puro) non è un argomento molto “glam”: spesso difficile, astratta, per niente accattivante. Questa settimana però da questo punto di vista si è rivelata eccezionale: ben due sono le occasioni che la fanno sbarcare nello sfavillante mondo del cinema.
La prima è un lavoro pubblicato sulla rivista Notices of the American Mathematical Society, dal titolo “Crashing Waves, Awesome Explosions, Turbulent Smoke and Beyond: Applied Mathematics and Scientific Computing in the Visual Effects Industry”. Gli autori sono Aleka McAdams, Stanley Osher e Joseph Teran, tre matematici ben noti nel campo degli effetti generati al computer. Detta così più sembrare poco sexy, ma se dico Avatar, cosa vi viene in mente? Oppure Alice (di Burton), Toy story 3... solo una manciata di titoli in un mare di pellicole che senza la matematica non sarebbero andate lontane.
La matematica infatti è il linguaggio che permette di trasformare gli eventi fisici in simulazioni al computer. Con la matematica al cinema si fa tutto: l’acqua, il fuoco, il fumo, la carne e la pelle dei personaggi, esplosioni, nuvole, fili d’erba che si muovo al vento, personaggi bizzarri, creature fantastiche. Ma tradurre eventi fisici in immagini virtuali è tutt’altro che semplice. Per rendere efficacemente la simulazione di un fuoco, per esempio, sono necessarie le equazioni differenziali parziali. Chi mastica un po’ di matematica sa che questo tipo di equazioni sono generalmente troppo complicate per essere risolte i maniera deterministica. Grazie all’evoluzione delle macchine (i computer) e di tecniche matematiche di approssimazione oggi si possono ottenere però risultati molto realistici.
Come scrivono McAdams e colleghi il lavoro del matematico a Hollywood non si esaurisce qui. Un altro importante compito, una volta che siano stati forniti strumenti efficienti per riprodurre la realtà, è quello di favorire la creatività artistica. In pratica è necessario sviluppare strumenti matematici per controllare dinamicamente il risultato dei calcoli matematici, in modo da plasmare con facilità il risultato.
L’industria dell’effetto speciale, concludono McAdams e colleghi si sta rivelando una eccitante nuova frontiera (e occasione professionale, aggiungerei) per i matematici.
La seconda notizia di questa settimana è l’uscita del cortometraggio “Rites of love and math”, un film di Reine Graves e Edward Frenkel. La prima è una regista francese, il secondo un matematico americano dell’Università della California. Frustrato dall’immagine dei matematici trasmessa dai media e dal cinema (sembra che in particolar modo lo urti la figura del genio schizofrenico di “ A beautiful mind)” lo scienziato non si è fatto sfuggire l’occasione quando ha incontrato la regista francese. Il corto è ispirato a un lavoro di Yukio Mishima, celebre scrittore ( e sceneggiatore) giapponese, rinvenuto postumo. Nel lavoro originale (intitolato “Patriottismo”) un ufficiale dell’esercito si suicida dopo un ultimo appassionato incontro con la moglie. Nella pellicola di Graves e Frenkel (dove recita lo stesso scienziato) invece, un matematico scopre la formula dell’amore e la tatua sulla pancia dell’amata, per custodirla e preservarla da un uso improprio. Tutti i 28 minuti del corto si svolgono nel più completo silenzio (a pare degli estratti da Tristano e Isolda, l’opera di Wagner e qualche assolo di chitarra elettrica).
Una curiosità: la formula dell’amore nel film è una versione semplificata di un vera equazione che Frenkel aveva pubblicato in un lavoro del 2006 (“Instantons Beyond Topological Theory I”).