Che tristezza quando un mazzo di fiori comincia a perdere i petali! Ora, però, c’è una molecola capace di ritardare questo momento: e l’ industria della floricoltura ringrazia.
CRONACA – Fiori che durano di più, che non raggrinziscono pochi giorni dopo averli portati a casa, lasciando cadere sui mobili o per terra resti dal vago odore di marcio. Eccolo, il grande sogno di tutti i produttori e mercanti di fiori. Un sogno che oggi sembra molto vicino alla realtà, grazie a una vecchia conoscenza dei coltivatori di cotone: una molecola sintetica analoga a un ormone vegetale che ha permesso ad alcuni ricercatori dell’Agricultural Research Service (Ars) americano di mantenere i propri fiori in pompa magna molto più a lungo del normale .
Partiamo dalla molecola: si chiama TDZ, è un analogo delle citochinine vegetali, e ad alte concentrazioni è usato da tempo per far cadere tutte le foglie delle piante di cotone appena prima della raccolta, in modo che i mezzi meccanici possano recuperare senza fatica le nuvolette bianche da cui si ricavano i fili di tessuto. Già qualche anno fa, il gruppo di ricerca di Michael Reid, in forza all’Ars e all’Università di Davis, in California, aveva scoperto che dosi molto più piccole di TDZ non solo non funzionavano come defoliante, ma addirittura prolungavano la vita media delle foglie di alstroemeria, uno dei fiori coltivati più diffusi.
L’osservazione ha fatto drizzare le antenne a Reid e colleghi, che hanno messo in campo – è proprio il caso di dirlo – una serie di esperimenti per verificare se il TDZ potesse essere qull’elisir di giovinezza per fiori tanto desiderato. E ora che cominciano ad arrivare i primi risultati, sembra che la scommessa fosse di quelle buone. All’inizio di gennaio, i ricercatori hanno pubblicato un articolo in cui raccontano il buon esito del trattamento con TDZ di iris olandesi recisi, fiori importanti dal punto di vista commerciale, ma non quanto si vorrebbe perché spesso non si aprono bene e in vaso non sopravvivono più di 2-5 giorni. Aggiungendo piccole quantità di TDZ all’acqua, invece, i ricercatori sono riusciti a ottenere fioriture più piene e più durature (almeno un giorno in più).
E pochi giorni fa lo stesso Agricultural Research Service ha dato notizia di un altro risultato importante ottenuto con piante di ciclamino coltivate in serra. Se si spruzzano con basse concentrazioni di TDZ, le piantine restano fiorite anche un mese in più del normale. Un grande risultato per quella che, di fatto, è una vera e propria industria, anche se le cautele non mancano.
Il giornalista inglese Leo Hickman, per esempio, si chiede quanto sia sicuro l’impiego di TDZ, ricordando che, rispetto all’uso nei campi di cotone, l’Environmental Protection Agency americana ha identificato alcuni potenziali rischi ecologici, in particolare per insetti, piante e piccoli mammiferi.
Nonostante i primi entusiasmi, quindi, la ricerca non si ferma. Anche perché aver trovato una molecola che rallenta l’invecchiamento dei fiori non significa aver capito come riesce a farlo né, in generale, da che cosa dipenda questo processo fisiologico. I fattori che regolano la durata della fioritura e l’invecchiamento dei fiori sono tantissimi e, nonostante tutto, non si è ancora riusciti a identicare che cosa ci sia davvero in gioco a livello genetico e molecolare.