Il nuovisismo network di radiotelescopi LOFAR (e i radiotelescopi di Lowell ed Effelsberg) campionano gli impulsi radio delle pulsar in diverse “ottave”
NOTIZIE – Grazie alla combinazione di dati provenienti da una serie di radiotelescopi europei gli astronomi hanno osservato la radiazione di sei diverse pulsar in una gamma di risoluzioni di radiofrequenza senza precedenti – dalla lunghezza d’onda di 3,5 cm fino a 7 metri. L’ampio ventaglio di campionamenti approfondisce notevolmente la nostra conoscenza su questi corpi celesti dalle piccole dimensioni (fino a 20 chilometri di diametro) ma dalla massa superiore a quella del nostro Sole.
Le pulsar sono oggetti celesti che hanno catturato l’attenzione degli astronomi soprattutto perché emettono “lampi” di radiazione sulle frequenze radio dello spettro elettromagnetico. Da quarant’anni gli scienziati stanno cercando capire con precisione l’origine di questi impulsi.
Un team di astronomi europei ha messo ora a disposizione una “fotografia” delle emissioni di alcune pulsar in diverse “ottave”, come ha spiegato Jason Hessels dell’Istituto ASTRON nei Paesi Bassi: “facendo un confronto, si può dire che abbiamo osservato simultaneamente le pulsar in una gamma equivalente a tutti i toni che copre la tastiera di un pianoforte. Grazie a queste rilevazioni possiamo così osservare molte ‘istantanee’ dell’emissione elettromagnetica a diverse distanze dalla superficie della pulsar.”
L’ipotesi è che questi fasci di luce radio siano creati dal campo magnetico della stella (che ruota su se stessa a velocità elevatissime,) e che le diverse lunghezze d’onda emergano da punti a distanza variabile dalla superficie, in corrispondenza del poli elettromagnetici.
Le linee del campo magnetico (responsabili dell’accelerazione delle particelle) man mano che ci si allontana dalla pulsar si allargano. I dati raccolti dal team europeo, che ha messo insieme le rilevazioni fatte con il nuovo telecopio europeo LOFAR (un network distribuito di migliaia di radioantenne disseminate fra Paesi Bassi, Svezia, Francia, Germania e Regno Unito) con i radiotelescopi di Effelsberg in Germania e di Lowell nel Regno Unito, confermano questa ipotesi: la curva che rappresenta l’intensità (sul tempo) della radiazione si schiaccia man mano che ci si muove verso lunghezze d’onda maggiori. L’evoluzione della forma dell’impulso radio sembra evolvere in maniera drastica in funzione della lunghezza d’onda, e questo andamento mapperebbe la distribuzione del campo magnetico in corrispondenza dei poli magnetici della pulsar.
I dati raccolti non serviranno solo per mappare il campo magnetico delle pulsar e svelare il meccanismo di emissione degli impulsi radio, ma anche per comprendere la natura del gas interstellare che si trova fra di noi e questi corpi celesti.