FUTURO - Gli italiani lo sanno meglio di altri: quando ci sono dei tagli finanziari da fare, la ricerca scientifica (specialmente quella di base) è uno dei bersagli preferiti, ma è giusto (anzi, razionale) mettere sul piatto della bilancia persino un programma di ricerca che, tra le altre cose, potrebbe regalarci la scoperta del secolo? E i soldi "risparmiati" sono davvero soldi "guadagnati" in questo caso?
Prima un paio di precisazioni riguardo al programma in oggetto, il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence). La prima è che, malgrado i titoli di alcuni quotidiani, il SETI non dà la caccia agli stessi alieni che secondo Voyager e Mistero visitano (e hanno visitato) la Terra a bordo di astronavi, quelli che per imperscrutabili motivi manifestano la propria presenza con caricaturali rapimenti di esseri umani e con immagini rigorosamente sfocate: il SETI utilizza i radiotelescopi (e, in misura minore, telescopi) per scandagliare lo spazio alla ricerca di un segnale elettromagnetico emesso da intelligenze extraterrestri, basandosi sull'ipotesi che la Vita non sia un fenomeno esclusivo del nostro pianeta e che per questo esiste la possibilità che, da qualche parte, questo non solo si sia verificato, ma che abbia anche portato all'evoluzione di una civiltà tecnologica in grado di emettere, e naturalmente ricevere, segnali radio.
Il nuovisismo network di radiotelescopi LOFAR (e i radiotelescopi di Lowell ed Effelsberg) campionano gli impulsi radio delle pulsar in diverse "ottave"