Ascolta l’intervista integrale a Pino Civitarese
I ricercatori dell’OGS di Trieste hanno identificato un ciclo regolare di scambio di acque fra i due bacini mediterranei
NOTIZIE – Anche se il confine ufficiale è rappresentato dal canale di Otranto, c’è un promontorio più a sud, punta Meliso, proprio nei dintorni di Santa Maria di Leuca, dove si dice che in certi giorni è possibile vedere letteralmente il confine fra il Mar Ionio e l’Adriatico. Si tratta di una vera e propria differenza cromatica (dovuta alla salinità dell’acqua), che in realtà svela l’incontro di due correnti una che viene dal Golfo di Taranto e l’altra dal canale di Otranto. I due mari hanno in effetti caratteristiche diverse di densità delle acque (salinità) e uno studio condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – Ogs di Trieste, uscito in questi giorni sulla rivista Geophysical Research Letters dimostra che queste differenze provocano delle alterazioni cicliche delle correnti di questi due mari, alterazioni che hanno come conseguenza uno scambio di acque (e specie marine) e che probabilmente influenzano anche tutto il Mediterraneo orientale.
Che la circolazione delle acque in questi bacini potesse subire delle alterazioni era un fatto già noto ma il team composto da Miro Gacic, Giuseppe Civitarese, Vanessa Cardin e Sadegh Yari – di Ogs, assieme a Gian Luca Eusebi Borzelli di Telespazio S.p.A., ha dimostrato che si tratta di inversioni cicliche scandite con regolarità (circa ogni 7-10 anni). Gli scienziati hanno battezzato questo schema di circolazione BiOS (Sistema Oscillatorio Bimodale Adriatico-Ionico). Pino Civitarese raggiunto al telefono da OggiScienza ci spiega i dettagli della scoperta e le conseguenze sulla vita marina nello Ionio e nell’Adriatico