COSTUME – Gli insetti sono difficili da osservare in natura. Eppure, riuscirci è fondamentale per scoprire come si comportano davvero. Oggi su Science uno studio sulle abitudini sessuali dei grilli “sul campo”.
E’ un po’ come nel Grande Fratello: c’è una casa, ci sono i suoi abitanti, e pure una gran quantità di telecamere che li osservano 24 ore al giorno. Solo che la casa in questione è una tana di grilli (Gryllus campestris), e grilli ovviamente sono i residenti, “spiati” a distanza giorno per giorno per quasi due anni da un gruppo di ricercatori europei .
Obiettivo dell’esperimento, i cui risultati sono apparsi oggi sulla rivista “Scienc”e, era cercare di saperne di più sul comportamento sessuale dei grilli in libertà nel loro ambiente naturale. La maggior parte delle informazioni ottenute finora sul tema, infatti, derivavano da studi condotti in laboratorio e non era affatto detto che quanto accade in un’arena artificiale, nel chiuso di una stanza presidiata da ricercatori, sia esattamente quello che succede nei campi. E in effetti, Tom Tregenza (l’ecologo che ha guidato lo studio) e colleghi ne hanno proprio viste delle belle.
Prima di andare alla scoperta delle vicende più intime dei grilli, però, una precisazione. L’attività dei ricercatori non si è limitata all’analisi delle 250.000 ore di video girate. Gli studiosi hanno anche eseguito un’analisi genetica di tutti gli individui delle tane prese in considerazione (circa 150), estraendo il loro DNA dall’estremità di una zampa posteriore. In questo modo, hanno potuto stabilire le relazioni di parentela tra i grilli, individuano genitori e figli. E poiché un grillo vive circa un anno, di fatto hanno seguito da vicino la vita di due generazioni di insetti, ognuno dei quali era reso riconoscibile da una speciale marcatura sulla schiena.
E ora veniamo ai risultati. Tanto per cominciare, si è visto che il numero di figli varia da insetto a insetto, sia per i maschi (da 0 a 17) sia per le femmine (da 0 a 8 ) e questo più o meno in accordo con quanto accade in laboratorio. Molto diverso, invece, è risultato il numero di partner sessuali. Ci si aspettava che le femmine si accoppiassero con un minor numero di partner rispetto ai maschi, e invece si è scoperto che sono altrettanto promiscue. Differenze anche tra i maschi: se in laboratorio quelli dominanti (cioè quelli che collezionano un numero superiore di vittorie nelle piccole lotte interne) monopolizzano gli accoppiamenti, in natura si accoppiano la metà dei subordinati. Nonostante questo, però, hanno all’incirca lo stesso numero di figli.
E ancora: il fatto di cantare o meno non sembra così determinante per il successo riproduttivo di un maschio. Dipende da altre condizioni, a partire dalle dimensioni. Il canto sembra aiutare i maschi più piccoli ad attirare partner, mentre sembra non avere effetto sul “fascino maschile” se il grillo è grande. Conclusione: prendere sempre con le pinze i risultati di ecologia comportamentale ottenuti in laboratorio. Sono un ottimo punto di partenza, ma per capire esattamente che cosa succede bisogna andare sul campo. E accettare che questo possa rimettere in discussione teorie già date per scontate.