LA VOCE DEL MASTER

La formula magica del pulito

LA VOCE DEL MASTER – Qualche anno fa durante i suoi spettacoli Beppe Grillo magnificava l’utilità di una palla di plastica, con delle sfere di ceramica all’ interno, in grado di sostituire i comuni detersivi. Perché riparlarne oggi a distanza di tanto tempo? Perché, a chi scrive questo articolo, è successo che il proprio coinquilino tornasse a casa trionfante, dopo una giornata alla fiera Fa’ la cosa giusta di Milano, urlando “Ho comprato il prodotto che ci farà inquinare di meno quando useremo la lavatrice!”. Come funziona questa palla che è possibile trovare ancora in commercio con tanti nomi, distributori e prezzi diversi?

L’irraggiamento solare (la palla va esposta periodicamente al sole per qualche ora) “carica” la ceramica e questa, a contatto con l’acqua, ne accresce il movimento molecolare rinforzando il suo potere pulente. La ceramica, emettendo ioni negativi, facilita l’eliminazione delle impurità e capta il cloro, consentendo di risparmiare dal 70% al 90% di detersivo. Inoltre la pallina ha un effetto antibatterico ed elimina i germi patogeni presenti nell’acqua.

Tra i distributori c’è disaccordo sulla temperatura dell’acqua di lavaggio, la quantità di detersivo risparmiato e la tipologia di ceramica utilizzata. Qualcuno dichiara che la palla contiene ceramica naturale, altri che le ceramiche contengono microrganismi che modificano la struttura dell’acqua, salvo poi ammettere che nessuno è riuscito a spiegare come questi possano sopravvivere alle temperature di produzione dei prodotti ceramici che sono dell’ordine di 1ooo°-1300°. Come la mettiamo poi con la questione che riguarda la presunta azione antibatterica? “Dovrebbe essere presente una sostanza attiva o che rilasci qualcosa, come l’argento o delle sostanze antibatteriche” dichiara Stefano Rossi, del Dipartimento di Ingegneria dei Materiali dell’Università di Trento.

Per chiarire questi aspetti abbiamo dato una palla lavante a Maurizio Crippa, ricercatore nel laboratorio di chimica del dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università Milano-Bicocca, che ha coordinato le analisi  per stabilire il contenuto.

L’analisi minero-chimica, eseguita da Paolo Gentile del dipartimento di Scienze Geologiche e Geotecnologiche, ha rivelato che sono presenti due ceramiche; una di colore bianco e una più scura, la cui differenza cromatica è dovuta ad una diversa concentrazione di ferro. Ambedue le ceramiche, composte da una matrice di allumo-silicato, contengono piccole ma significative inclusioni, costituite da granuli di minerali con elementi ad elevato peso atomico: niobio, zirconio, terre rare, uranio e torio. Questi sono naturalmente presenti nelle ceramiche ma con questo tipo di analisi (di tipo qualitativo) resta da stabilire la quantità relativa di elementi potenzialmente pericolosi, come l’uranio e il torio.

Emanuela Sibilia, del dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università Milano-Bicocca ha effettuato un conteggio delle emissione alfa per stabilire le quantità esatta di uranio e torio. Nella ceramica chiara l’uranio aveva una concentrazione di 130 ppm (parti per milione) e quella di torio di 390 ppm, in quella scura l’uranio di 30 ppm e il torio di 90 ppm. Per quanto non pericolose per la salute, secondo Sibilia, “queste concentrazioni sono 10 volte maggiori delle normali concentrazioni dei due elementi nelle comuni ceramiche”.

Nessuna sostanza antibatterica trovata, nessun meccanismo che permetta l’accumulo dell’energia solare, nessun elemento che coadiuvi il processo di eliminazione dello sporco.

Non ho nessun dubbio sul fatto che queste palline non funzionino” dice Crippa “la rimozione dello sporco dai nostri vestiti non è magia ma è chimica. Il simile scoglie il simile, l’acqua è un solvente polare e scioglie le sostanze polari come per esempio una macchia di zucchero filato rosa del luna park ma non l’olio d’oliva. Per eliminare l’olio ci vuole un sistema dalla doppia natura che si attacca contemporaneamente allo sporco e all’acqua e che lo sciolga. Questo sistema c’è già e si chiamano sostanze tensioattive, come i saponi”.

Per quanto riguarda la reattività in acqua della ceramica Crippa è ancora più sicuro “Ammesso che possiamo rilevare un’attività della ceramica a certe condizioni di pH, questa reattività nel caso di sfere ceramiche così grosse e compatte sarebbe solo superficiale e quindi talmente bassa che possiamo tranquillamente ritenerle inerti, non aumentano il pH né tanto meno la forza pulente dell’acqua, che è già di per sé un buon detergente ”.

Forse il successo di prodotti come la palla lavante sta nel fatto che le promesse di una nuova tecnologia toccano corde sensibili, promettendo risultati coerenti con la filosofia di quelle persone più attente alla questione ambientale. E di conseguenza più disposte a cambiare le proprie abitudini “sbagliate” a favore di presunte tecnologie (all’apparenza) meno impattanti.

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