Un modello dove il nucleo interno si sciolga da un emisfero e si solidifichi dall’altro potrebbe spiegare le stranezze osservate nella propagazione delle onde sismiche al centro della Terra.
NOTIZIE – Il nucleo terrestre non è una bella sfera compatta tutta d’un pezzo. Oltre al fatto che è composto da un nucleo interno solido circondato da un nucleo esterno liquido, gli scienziati della Terra hanno da tempo osservato che le onde sismiche si trasmettono più velocemente se si propagano attraverso il nucleo nella direzione nord-sud rispetto a quelle che viaggiano nella direzione est-ovest. Inoltre nello strato esterno liquido, si troverebbe una zona dove le onde sismiche si attenuano più gradualmente rispetto al resto. Infine nell’emisfero orientale le onde sismiche hanno mediamente una velocità maggiore.
Tutto questo significa che il nucleo ha una composizione diversa a seconda delle zone e queste differenze provocano appunto delle asimmetrie nella propagazione delle onde sismiche. L’osservazione del comportamento delle onde sismiche è l’unico modo che hanno gli scienziati di vedere il centro della Terra, dato che non possono trivellare un buco di circa 6000 chilometri per raggiungerlo.
Ora, secondo il nuovo modello proposto da Thierry Alboussière, Renaud Deguen e Mickaël Melzani del Laboratoire de Géophysique Interne et Tectonophysique del CNRS di Grenoble, sembra che gli strati del nucleo intero possano essere generati da due processi simultanei: da una parte la superficie del nucleo interno si cristallizza, cioè si solidifica, mentre dall’altra si scioglie. Il calore produce inoltre dei moti convettivi che spostano, traslano, tutta la massa producendo così l’asimmetria che si osserva nelle onde sismiche.
Il tasso con cui il nucleo interno verrebbe completamente rinnovato, sciogliendosi da una parte e solidifcandosi dall’altra, sarebbe di circa 100 milioni di anni, un periodo che difficilmente permette una diretta verifica del modello. È tuttavia cento volte più veloce di quanto finora si pensava fosse il tasso di crescita del raggio del nucleo interno.
La ricerca è stata pubblicata su Nature.