Gli ambienti urbani ospitano più di metà della popolazione mondiale e contribuiscono alla maggior parte delle emissioni di gas serra legate al consumo energetico. Per intervenire con le politiche ambientali più corrette è dunque importante studiare a fondo l’ambiente urbano e la comunità scientifica internazionale inizia a muoversi in questa direzione
NOTIZIE – La più recente stima della Agenzia per l’Energia statunitense dichiara che ben il 71% delle emissioni di gas serra a uso energetico viene prodotto dalle aree urbane. Circa la metà della popolazione mondiale vive oggi in agglomerati urbani e la percentuale crescerà negli anni a venire (e si prevede soprattutto un’enorme crescita della porzione di territorio occupata da agglomerati urbani). Le città (spesso costruite sulle rive dei fiumi o del mare) sono inoltre particolarmente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Allo stesso tempo sono proprio le città quelle che negli ultimi anni hanno contribuito a maggiormente all’adozione di politiche per contrastare il riscaldamento globale, sperimentando per esempio consumi energetici più efficienti, uso di fonti rinnovabili, ecc.
Per tutti questi motivi molti scienziati al mondo pensano che sia necessario costituire una task-force simile a quella dell’Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) per studiare a fondo i collegamenti fra l’ambiente urbano e i cambiamenti climatici.
La ricerca dovrebbe soprattutto essere d’aiuto ai policy makers nel fare le scelte più adeguate. A livello globale ci si sta muovendo con una serie di iniziative che vedono protagoniste proprio le città. Per esempio a Novembre a Città del Messico si terrà il summit mondiale dei sindaci (la settimana prima 16a Conferenza tra le Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, COP-16, che si terrà a Cancun fra novembre e dicembre). Il summit è organizzato dal World Mayors Council on Climate Change (attualmente composto da 50 membri, tutti sindaci o ex sindaci). I presenti verranno invitati a firmare il Mexico City Pact che intende rafforzare l’impegno delle grandi città nell’adottare misure per diminuire l’emissione di gas serra. Nell’ottobre del 2005 è stato inoltre fondato il C40 Cities Climate Leadership Group, che vede partecipare 40 grandi città in tutto il mondo (e altre 19 affiliate) in un progetto di riduzione dei gas serra (fra tutte per l’impegno spicca per esempio New York).
Proprio a supporto di progetti come questi servono dati continuamente aggiornati sull’impatto del cambiamento climatico sugli ambienti urbani. I policy maker hanno la necessità di sapere come l’ambiente urbano evolverà e come combattere i trend negativi. Senza dimenticare le importanti questioni che riguardano la salute dei cittadini. Le città vanno studiate come veri e propri ecosistemi. L’approccio di queste ricerche dovrà, a detta di molti, dovrà esser multidisciplinare e olistico. Fino a qualche tempo fa non erano infatti disponibili modelli con cui studiare la complessità di questi ambienti ma da qualche anno a questa parte le cose stanno cambiando.
Anche se al momento questo tipo di ricerche sono ancora in uno stadio precoce, la situazione sta evolvendo velocemente. Nel 2007 è stato formato l’Urban Climate Change Research Network (UCCRN), un gruppo internazionale di circa 150 scienziati impegnato appunto in ricerche che dovranno fornire informazioni utili ai policy maker. Il primo report dell’UCCRN su cambiamento climatico e città è previsto uscire nel febbraio 2011.