Escono simultaneamente due ricerche sulla sterilità maschile, però in specie diverse.
Il CORRIERE DELLA SERRA – Durante il congresso della Società internazionale di tossicologia e chimica ambientale che si è svolto dal 7 all’1 novembre a Portland, nell’Oregon, Melissa Schultz ha presentato il risultato dei suoi esperimenti con battericidi e fungicidi usati in detersivi, saponi, disinfettanti, dentifrici, cosmetici, calzini, sacchi per l’immondizia ecc. Finiscono nelle fognature e da lì in laghi e fiumi dove in media se ne trova da 0,01 a 0,5 parti per miliardo. E’ bastata questa minuscola dose negli acquari perché i pesciolini Pimephales promelas, dei ciprinidi, smettessero di difendere dagli altri maschi la nicchia che preparano prima di riprodursi, e anche di interessarsi alla riproduzione. Con evidenti conseguenze sulla catena alimentare.
Negli stessi giorni, la rivista Human Reproduction ha anticipato on-line la ricerca di David Kristensen e altri biologi danesi, francesi e finlandesi coordinati da Henrik Leffers, del Rigshospitalet di Copenaghen. Hanno chiesto a circa 2.700 donne incinte o che avevano partorito di recente di riferire quanti analgesici blandi, come il paracetamolo o l’ibuprofene, assumevano durante la gravidanza. Fra le danesi – e non fra le finlandesi – hanno trovato una correlazione tra l’assunzione di questi farmaci durante il secondo trimestre di gravidanza e il rischio di sottosviluppo dell’apparato riproduttivo nei figli maschi, un rischio maggiore se la madre assumeva più analgesici nello stesso periodo. L’effetto anti-androgenico dei farmaci è stato confermato con esperimenti sui ratti, adesso resta da scoprire perché i finlandesi non ne risentono.