La custode ha l’impressione di aver trovato una metabufala. La tiene qui in attesa che esperti le chiariscano (alla custode, s’intende, mica alla bufala) se è genuina o se ha preso un abbaglio (la custode, s’intende).
IL PARCO DELLE BUFALE – Grant Steen, presidente di un’azienda statunitense di consulenza in comunicazione medica, pubblica sul Journal of Medical Ethics uno studio su 788 ricerche in biologia/medicina archiviate da PubMed e ritrattate per errori e frodi dal 2000 al 2010. Risultati:
Articoli fraudolenti erano pubblicati su riviste con un fattore d’impatto maggiore; circa il 53% erano dovuti a un primo autore che aveva ritrattato altri articoli, e soltanto il 18% nel caso di articoli errati; avevano un maggior numero di autori ed erano ritrattati più lentamente degli articoli errati. A sorpresa, c’erano significativamente più frodi che errori tra gli articoli ritrattati negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo.
Nel senso che negli Stati Uniti, per 260 articoli ritrattati quelli falsificati sarebbero due volte quelli sbagliati, un record rispetto agli altri 48 paesi. Ma il rapporto frode/errori non tiene conto del fatto che la stragrande maggioranza degli articoli sono scritti da ricercatori basati in USA. Richard Van Noorden di Nature fa una statistica meno sempliciotta e ottiene risultati diversi
I ricercatori basati in USA hanno un tasso di frode e ritrattazione più basso di quelli basati in Cina, India e Corea del Sud.
Van Noorden avverte che i suoi calcoli non sono peer-reviewed, comunque alle sue orecchie suona
un po’ fuorviante l’affermazione sulla maggior propensione americana alla frode
Alle orecchie della custode suona come una bufala perché tiene conto del fatto che Grant Steen deve vendere consulenze negli Stati Uniti. Fa bene o è accecata dal pregiudizio e dai colori usati da Steen sul web aziendale?