Ok, la parola del momento è emotrasfusione. Ma che cos’è esattamente? Quanti altri tipi di doping esistono? E quanto male fanno? Piccola guida al doping.
SALUTE – Si è parlato molto, in questi giorni, della vicenda del ciclista Riccardo Riccò. In breve: colto da un grave malore, sabato scorso si sarebbe presentato in un ospedale del modenese dichiarando di aver effettuato un’autoemotrasfusione, cioè una trasfusione del suo stesso sangue, che avrebbe in precedenza prelevato e conservato. Se così fosse, il verdetto sarebbe netto: doping. Sulla vicenda ora indagano le Procure di Modena e del Coni, il Comitato olimpico nazionale. Noi, invece, proviamo a fare un po’ di luce sul complesso fenomeno del doping, una vera piaga del mondo sportivo, soprattutto di quello amatoriale (anche se sulle pagine dei giornali arrivano soltanto gli scoop su professionisti famosi). Insomma: di che cosa parliamo esattamente quando parliamo di doping? E quali sono i rischi che corre chi decide di affidarsi a sostanze e pratiche dopanti?
La lista nera
Punto di partenza di ogni discorso tecnico sul doping – il ricorso a sostanze o metodi utili a migliorare efficienza e prestazioni sportive – è l’elenco di tutto quanto è proibito, in gara e in allenamento, preparato ogni anno dalla World Anti-Doping Agency (a proposito: se lo volete sempre sotto mano, ne esiste un’app per iPhone). La lista è accuratissima: con l’aiuto di Gustavo Savino, medico farmacologo del Centro regionale antidoping dell’Emilia Romagna, abbiamo identificato sostanze e metodi di più comune utilizzo. Eccoli.
Agenti anabolizzanti
La categoria è dominata da testosterone e derivati; sono sostanze che garantiscono un aumento della massa muscolare più rapido e consistente di quanto sarebbe possibile con il solo allenamento fisico, anche intenso. Agiscono stimolando la sintesi di nuove proteine (che “costruiscono” massa muscolare); inoltre accelerano la riparazione dei microtraumi che possono interessare i muscoli in seguito all’attività, eliminando la necessità di periodi di recupero tra allenamenti successivi.
L’effetto è soprattutto estetico: non è detto che a un aumento della massa muscolare corrisponda anche un proporzionale aumento di forza. L’uso di anabolizzanti è diffuso soprattutto nel body building e nel culturismo, specie in circuiti amatoriali al di fuori di quelli propriamente sportivi, in cui i controlli sono ridotti.
Chi li usa, però, rischia grosso. Ricordiamo che il testosterone è un ormone sessuale, prodotto sia dagli uomini sia, in misura inferiore, dalle donne: gli effetti principali sono dunque a carico del sistema riproduttore. Negli uomini si può arrivare ad atrofia dei testicoli (che smettono di funzionare perché diventa inutile produrre nuovo testosterone, visto che ce n’è in circolo già abbastanza), anche irreversibile, con relativa impotenza. E siccome a un certo punto l’organismo comincia a trasformare il testosterone in eccesso in estrogeni (ormoni sessuali femminili) c’è la possibilità di formazione del seno. Nella donna, al contrario, l’effetto può essere quello della virilizzazione: scompare il ciclo mestruale, cala il tono della voce, compaiono i peli.
Non è tutto: gli anabolizzanti finiscono con l’ingrossare anche il cuore (così si rischia l’infarto) e, a lungo andare, possono provocare tumori del fegato e della prostata.
Fattori di crescita e ormoni proteici
Tra le sostanze più utilizzate di questa vasta categoria vale la pena di ricordare l’eritropoietina (EPO), l’ormone della crescita (GH) e l’insulina.
L’EPO è capostipite di una lunga serie di molecole in grado di stimolare la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo. I globuli rossi sono le cellule che trasportano a tutti i tessuti un carburante cellulare fondamentale: l’ossigeno. E poiché l’ossigeno migliora l’efficienza muscolare, è evidente che, in caso di sforzi intensi o di attività che richiedano molta resistenza (ciclismo, podismo, sollevamento pesi, atletica), più ce n’è meglio è.
Anche l’ormone della crescita, che di norma regola le funzioni di accrescimento dell’organismo, garantisce un incremento dei globuli rossi, e dunque della disponibilità di ossigeno in circolo. L’abbondanza di ossigeno, però, ha un costo. Più globuli rossi, infatti, significano maggior viscosità del sangue, una condizione che può portare a ipertensione e alla formazione di trombi. E pure a infarto o ictus. Anche in questi casi, inoltre, aumenta il rischio di alcune forme tumorali.
Tra gli ormoni abbiamo citato anche l’insulina, deputata al trasporto ai tessuti del glucosio, altro carburante fondamentale dell’organismo e dunque dei muscoli. Se assunta in modo incontrollato, però, può alterare anche gravemente la funzionalità del pancreas.
Beta-2 agonisti
Parliamo di farmaci, come il salbutamolo e la terbutalina, che svolgono la funzione di broncodilatatori e vengono comunemente impiegati per la terapia di asma ed enfisema. In poche parole, fanno respirare meglio, permettendo di incamerare più aria. Cioè più ossigeno. Possono avere effetti molto gravi sul cuore: aumentano la frequenza del battito cardiaco e il rischio di aritmie e di infarto.
Stimolanti
Entriamo in ambito stupefacenti: sostanze come cocaina e amfetamine, che forniscono una sensazione di euforia e di onnipotenza e annullano la sensazione di fatica. Un effetto pericolosissimo, perché la fatica è un campanello d’allarme importante, che avvisa l’organismo della necessità di fermarsi e riposare. Sono usati soprattutto in attività che richiedono ritmi di allenamento molto intensi, come la danza classica. Anche in questo caso a rimetterci è soprattutto il cuore: aumentano frequenza dei battiti e pressione, e dunque il rischio di infarto e ictus. Non solo: alcuni stimolanti riducono l’appetito e possono contribuire all’insorgenza di anoressia.
Narcotici
Comprendono per esempio eroina, morfina e derivati. Utilizzati a basso dosaggio, danno un’euforia analoga a quella degli stimolanti e possono essere utilizzati come analgesici, permettendo gare e allenamenti anche in caso di dolore. Possono compromettere la funzionalità respiratoria.
Emotrasfusione
Si tratta di una vera e propria trasfusione di sangue (in quantità variabili, in genere 250 o 500 cc), altrui oppure proprio (in questo caso viene prelevato e conservato per usi successivi). L’effetto è analogo a quello dell’EPO: aumentare la disponibilità di ossigeno. Anche in questo caso, però, il sangue può diventare molto viscoso, addirittura simile a marmellata: la frequenza cardiaca rallenta e i vasi sanguigni possono chiudersi, provocando infarto (cardiaco o di altri organi). Dopo una stagione di grande successo dell’EPO, l’emotrasfusione è tornata a essere apprezzata perché è un po’ più difficile da rilevare rispetto all’uso di EPO da parte dei laboratori che si occupano di controlli antidoping.
Modulatori e mascheranti
Chi fa uso di doping ha due grosse preoccupazioni: ridurre gli effetti collaterali ed evitare di essere scoperto. Per questo, finisce spesso con l’assumere altre sostanze che svolgano questi compiti. I SERM, modulatori selettivi del recettore degli estrogeni, per esempio, aiutano a ridurre gli effetti collaterali dell’assunzione eccessiva di testosterone e derivati.
Tra i mascheranti – che, come dice il nome, dovrebbero mascherare l’assunzione di dopanti – figurano invece i diuretici e i cosiddetti plasma expanders. I primi hanno la funzione di eliminare velocemente i residui di sostanze assunte; inoltre, aiutano a perdere peso molto in fretta, il che può tornare utile in sport come lotta o pugilato, per evitare di essere inseriti in categorie di peso superiori. Il rovescio della medaglia? Disidratazione e disturbi renali, con alterazione della composizione dei liquidi corporei; brusco calo di pressione; problemi cardiaci.
I plasma expanders sono soluzioni liquide che in caso di forti emorragie permettono di mantenere aperti i vasi sanguigni in attesa della trasfusione di sangue. Usati da una persona sana, ne diluiscono notevolmente sangue e urine, rendendo più difficile l’individuazione di tracce di doping.
Metodi genetici
Per alcuni rappresentano il futuro del doping. L’idea è intervenire direttamente sui geni degli atleti, più o meno come si fa con la terapia genica, modulandoli a vantaggio dell’efficienza fisica. Per esempio: eliminando il gene della miostatina, una sostanza che regola la crescita della massa muscolare, il muscolo cresce a dismisura. Il sistema ha funzionato nei topi, ma non si sa al momento se sia mai stato applicato davvero in esseri umani.
Da soli o organizzati?
Un’ultima informazione: come agisce chi decide di fare ricorso al doping? “Naturalmente dipende dal metodo e dalla sostanza scelte. Nel caso di cocaina e amfetamine, per esempio, è molto diffuso il fai da te”, commenta Gustavo Savino. “Se invece si comincia a fare ricorso a EPO, anabolizzanti, trasfusioni di sangue, può essere necessaria la complicità di un’operatore sanitario – medico o farmacista – per la prescrizione delle sostanze o per mettere in pratica il metodo. Oggi, comunque, su Internet si riesce a procurarsi un po’ di tutto”.