L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha pubblicato questo mese il Rapporto globale su alcol e salute, che analizza i dati riguardanti il consumo di alcolici e fornisce informazioni su più di cento paesi
SALUTE – Ginevra. Ogni anno, secondo l’Oms, due milioni e mezzo di persone muoiono a causa di un consumo eccessivo di alcol, mentre molte altre subiscono incidenti o si ammalano per lo stesso motivo.
Secondo il Rapporto, la messa in atto di politiche mirate a una riduzione dell’impatto degli alcolici sulla salute non può essere rimandata. Un dato allarmante è che, sempre più, a essere interessati dal fenomeno alcolismo sono i giovani tra i 15 e il 29 anni: ogni anno ne muoiono 320.000 (il 9% delle morti totali per quella fascia d’età).
Lo studio Oms analizza i dati disponibili sul consumo di alcol, le conseguenze e gli interventi politici a livello globale, regionale e nazionale. “Molti paesi riconoscono i seri problemi alla salute pubblica causati da un uso nocivo dell’alcol, e hanno preso provvedimenti per evitare gli oneri sanitari e sociali e fornire cure a chi ne ha bisogno. Ma, chiaramente, bisogna fare molto di più per ridurre la perdita di vite e le sofferenze associate all’alcol”, ha spiegato Ala Alwan, vicedirettrice generale per le malattie non trasmissibili e la salute mentale all’Oms.
Dai dati emerge che quasi il 4% delle morti totali è legato all’alcol. La maggior parte di queste è causata da incidenti, cancro, malattie cardiovascolari e cirrosi epatica. Globalmente, il 6,2% di tutti i decessi maschili è dovuto agli alcolici, come l’1,1% di quelli femminili. L’area del mondo che desta più preoccupazioni, da questo punto di vista, è la Federazione russa (e i paesi limitrofi), in cui un uomo su cinque muore per cause legate all’alcol.
Secondo l’Oms, pochi paesi attuano politiche efficaci per la prevenzione di morti, malattie e incidenti da alcol. Dal 1999, anno del primo rapporto Oms sulle politiche riguardanti l’alcol, almeno 34 paesi hanno adottato un qualche tipo di misure formali per ridurre l’uso eccessivo di alcolici. Sono aumentate, per esempio, le restrizioni sulla vendita di alcol e sulla guida, ma non ci sono chiare tendenze sulla maggior parte delle misure preventive. Molti paesi hanno politiche e programmi di prevenzione quantomeno deboli al riguardo, sostiene lo studio.
Gli Stati membri dell’Oms hanno approvato nel maggio 2010 una Strategia globale per ridurre un consumo sovrabbondante di alcolici, attraverso una serie di misure come una maggiore tassazione delle bevande alcoliche, la diminuzione del numero di esercizi autorizzati a venderne, l’aumento dell’età minima legale per il consumo, oltre a restrizioni sulle condizioni di guida. La Strategia globale promuove anche degli screening e dei limitati interventi di assistenza sanitaria volti a modificare abitudini (alcoliche) potenzialmente pericolose, oltre a campagne d’informazione e di educazione sul tema.
Per quanto riguarda i numeri, il consumo mondiale nel 2005 (il dato più recente riportato) è stato di 6,13 litri di alcol puro per ogni persona al di sopra dei 15 anni. Le analisi del periodo tra il 2001 e il 2005 hanno mostrato che le Americhe e le regioni europea, mediorientale e pacifica occidentale presentato livelli di consumo relativamente stabili, mentre in Africa e nell’Asia del sud-est si è avuto un aumento significativo. La nota curiosa è che, nonostante un consumo diffuso, la maggior parte delle persone è praticamente astemia. Quasi la metà degli uomini e i due terzi delle donne non avrebbero consumato alcol nel 2005. Il tasso di astemia è più basso nei paesi ad alto reddito e a consumo elevato di alcolici, ed è più alto nei paesi nordafricani e del sud dell’Asia (un ruolo importante è giocato in questo caso dai precetti della religione islamica). Tuttavia, i pochi che bevono, nei paesi ad alto tasso di astensione, bevono molto.
E l’Italia com’è messa? Non male, a dire il vero. Dando uno sguardo ai dati del rapporto, vediamo in primo luogo che gli italiani apprezzano di gran lunga il vino (73% dei bevitori oltre i 15 anni) più della birra (22%) e dei liquori (5%): questo dato, per la verità, non sorprende più di tanto, viste le tradizioni vinicole del paese. Gli italiani consumano poi meno alcol della media europea (10,7 litri contro 12,2*), e i consumi si sono mantenuti piuttosto stabili tra 2000 e 2005: sono anzi in leggera diminuzione. Se poi guardiamo alla tendenza generale dal 1961 al 2006, la diminuzione è molto più marcata: nel 1961, si consumavano infatti circa 20 litri di alcol a testa!
Se pochi sono in Italia gli uomini astemi (il 9,7% della popolazione maschile), molte di più sono le donne (il 25,4%). In Francia, gli stessi indici sono del 5,3% e del 10,4% rispettivamente; in Spagna, invece, il 32,9% e il 56,3%. Nella media europea sono i tassi di mortalità da alcol, e sono inoltre in diminuzione (20,7 uomini e 9,8 donne morti per cirrosi epatica ogni centomila abitanti nel 2000; 16,4 e 7,4 nel 2003). Le malattie e i disordini da alcol in Italia sono quasi irrilevanti in percentuale, rispetto ad altri Stati: lo 0,5% degli uomini e lo 0,4% delle donne (contro il 6,42% e l’1,52% rispettivamente nel Regno Unito, e il 14,8% e il 2,15% della Moldavia). Nel complesso, insomma, l’Italia non sembra essere particolarmente toccata dai problemi derivati da un consumo pericoloso di alcol, e l’impressione è confermata dall’attribuzione del punteggio 1, il minimo, nella scala del rischio dell’Oms. Per una volta, almeno, potremo dire di essere più virtuosi della Svezia, che nella scala ha un indice 3.
* Ricordiamo che ci si riferisce qui e nel seguito a litri di alcol puro, e non di alcolici, a persona all’anno.