Per una volta non si parla di cancro associato alle sigarette. All’interno dei laboratori del settore di neurobiologia della Sissa si sente parlare invece di apprendimento e memoria. Cos’ha questo a che vedere con le Marlboro?
CRONACA – MS Classic Soft, Bis, Camel Natural Flavor, Colombo K.S. Filter, Davidoff Magnum, Linda, 821 Full, Ms Bionde, Super Filtro, MS International 100’s, MS Red Box, Nazionale Box, Nazionali Filtro, Rothmans International. Pare che queste siano le sigarette con il maggior quantitativo di nicotina (1 mg), seguite dalle varie tipologie di Marlboro, che vanno dai 0.8 ai 0.6 mg per sigaretta (www.fumo.it).
Va detto che si tratta di stime standardizzate, realizzate con delle macchine “fumatrici” che, se è vero che garantiscono l’esattezza della proporzione fra le diverse marche (la macchina “fuma” tutte le marche allo stesso modo), non garantiscono che quella segnalata sui pacchetti di sigarette sia l’effettiva quantità di nicotina aspirata da ciascun fumatore. La “smoking machine”, realizzata per testare i contenuti delle sostanze nelle varie marche, aspira il contenuto di una sigaretta attraverso un tampone, che trattiene le particelle di fumo e lascia filtrare il gas I gas vengono analizzati per misurarne il livello di monossido di carbonio, mentre attraverso varie operazioni di disidratazione del particolato totale (quello che resta intrappolato nel tampone) si estrae la nicotina e se ne determina il livello all’interno del campione analizzato. Ma noi non siamo delle “smoking machine”, quindi ognuno di noi fuma in una maniera differente, anche da situazione a situazione, aspirando di più o di meno il contenuto della sigaretta. I fumatori mi capiranno: ci sono volte in cui una sigaretta dura un certo “tot”, mentre altre – per esempio prima di un esame – in cui quel “tot” si riduce alla sola “t” e la sigaretta sembra dissolversi come se fosse lunga la metà!
Bene, sappiate comunque che, considerando un fumatore medio in una situazione comune, basta il contenuto di due-tre sole sigarette per distrarvi. La nicotina, infatti, che è la componente attiva del tabacco e quindi si trova in tutte le sigarette esistenti, altera la capacità dei neuroni di comunicare tra loro e di elaborare le informazioni con una conseguente riduzione della capacità di prestare attenzione. E i ricercatori della Scuola Superiore di Studi Avanzati hanno potuto calcolare che anche una tale piccola dose di nicotina nel sangue è in grado di interferire con queste normali operazioni del nostro cervello, inibendo il funzionamento degli interneuroni (neuroni che creano sinapsi con altri neuroni formando circuiti locali e regolando l’azione delle cellule principali affinché possano gestire gli impulsi sensoriali) dell’ippocampo, la regione del cervello essenziale per l’apprendimento e la memoria. Stando agli esperimenti effettuati dal gruppo del settore di neurobiologia della Sissa, coordinato da Enrico Cherubini, gli interneuroni sembrano essere disturbati dalla nicotina: “Gli interneuroni – spiega Cherubini – liberano simultaneamente dai loro terminali l’acido gamma-aminobutirrico, il principale neurotrasmettitore inibitorio presente nel cervello. In questo modo riescono a sincronizzare migliaia di cellule eccitatorie e danno origine ai ritmi responsabili delle funzioni cognitive superiori. Entrando in risonanza, cioè agendo all’unisono, ci consentono di elaborare le informazioni che riceviamo dall’esterno”. Questi interneuroni sono responsabili della cosiddetta ritmogenesi; in pratica sono – come li definisce Cherubini – dei veri e propri direttori d’orchestra per quel ritmo che è fondamentale alle funzioni cognitive superiori.
Quello appena effettuato alla Sissa è decisamente uno studio innovativo, anche per il laboratorio di Cherubini, fino ad ora (e da circa dieci anni) specializzato nello studio degli effetti della nicotina sulla plasticità sinaptica, ossia sulla capacità del cervello di sviluppare nuove connessioni. I ricercatori hanno riscontrato, infatti, un meccanismo inibitorio diverso da quello noto, che è comunemente determinato dall’attivazione da parte della nicotina di speciali recettori che si trovano sulle cellule nervose: “In questo caso abbiamo visto che la sostanza in esame – conclude Cherubini – è in grado di bloccare i canali ionici localizzati direttamente sulla superficie degli interneuroni dell’ippocampo”.
Dunque, fumatore avvisato, mezzo salvato: se non vuoi rimbambirti, non ti resta che smettere.