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Notizie da parenti vicini e lontani

Due aggiornamenti della nostra cronistoria spostano nel Sudafrica la culla dell’umanità e spiegano come e quando gli antichi britannici inventarono il calice.

CRONACA/CRONACA NERA –  Sui Proceedings of the National Academy of Science, Brenda Henn di Stanford e altri 18 genetisti “suggeriscono” che non siamo originari dell’Africa orientale, bensì da una zona tra il Botswana e il Sudafrica attuali. Hanno chiesto campioni di saliva a cinque popolazioni di cacciatori raccoglitori: Hadza e Sandawe in Tanzania, Pigmei Biaka (Africa Centrale), ‘Khomani (una delle etnie Khoisan) in Sudafrica e un gruppo che parla ancora il Nu, una lingua in via di estinzione. Hanno paragonato la frequenza e la distribuzione di oltre 580 mila polimorfismi di singoli nucleotidi – variazioni di una delle quattro “lettere” del Dna – tra i gruppi e anche con quelle dei Masai, dei Yoruba e dei Toscani la cui maiuscola è per par condicio. Le variazioni, hanno visto i ricercatori, sono molto maggiori tra le popolazioni dell’Africa meridionale che sarebbero pertanto le più antiche. I gruppi orientali e settentrionali sono più omogenei perché discendono da pochi individui “fondatori” dei quali hanno hanno ereditato i geni.

Alcuni ricercatori dubitano che esista un unico Eden dal quale tutti saremmo usciti. Però i Khoisan vivono tuttora in una pianura allagata formata da un fiume che si ferma nel deserto del Kalahari. Parlano una meravigliosa lingua cliccante e del loro territorio il paleontologo Niles Eldredge scrive nella Vita in bilico (1):

Nascosto un po’ fuori mano nella parte settentrionale del Botswana si trova il posto più simile all’Eden che sia rimasto sul pianeta, il luogo più simile al paradiso terrestre che ci sia al mondo: il delta dell’Okavango.

Non per anime sensibili

Bere dal cranio altrui oggi sarebbe ritenuto insolito, ma 14.700 anni fa era un’usanza diffusa almeno in Inghilterra, da quanto scrivono su PLoS One Silvia Bello e Simon Parfitt, del Museo di storia naturale di Londra, e Chris Stringer su PLoS One. Hanno studiato le ossa umane ritrovate nella grotta di Gough, fra le verdi colline del Cheddar:

I risultati suggeriscono interventi sui cadaveri per il consumo di alcuni tessuti (midollo osseo) accompagnati dalla meticolosa lavorazione delle volte craniche. La distribuzione dei segni di taglio e di percussione indica che i crani erano scrupolosamente “ripuliti” dai tessuti molli e poi modificati con una rimozione controllata dalla parte facciale e la rottura della base cranica lungo un piano sub-orizzontale. Le volte erano anche “ritoccate”, forse per rendere più regolari i bordi scheggiati. Questa manipolazione indica che i crani erano lavorati per produrre coppe.

Nell’articolo i lettori interessati troveranno le istruzioni per produrle da sé, con dovizia di particolari raccapriccianti…

(1) Einaudi, 2000. E’ un vero paradiso, e il Botswana in parte tutela i Khoisan. Ma per andare in paradiso, si parte da Gaborone, una cittadina con un cimitero nuovo e grandissimo dove i morti hanno meno di trent’anni, l’AIDS.

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