NOTIZIE – Sono giorni “frizzanti” all’American Chemical Society (tenete conto che questo è anche l’Anno internazionale della chimica) che si sta tenendo in questi giorrni ad Anaheim (California). Ieri è stato il turno della lecture Innovation in Chemistry promossa dalla Fondazione Kavli, un’organizzazione no profit che promuove la ricerca scientifica di base, in cui si è ragionato su una delle nuove frontiere della scienza, il “disegno bioispirato”. Tranquilli, per fortuna non si tratta di una deriva creazionista bensì di un nuovo approccio che intende imitare la Natura allo scopo di sviluppare nuovi medicinali, fonti di cibo sostenibile, modi di produrre energia e molti altri prodotti utili alla nostra società. Già nei giorni scorsi al meeting si sono avuti alcuni esempi, come la foglia artificiale. Oggi Virgil Percec dell’università della Pennsylvania ha presentato i risultati dei suoi studi su una sostanza organica i dendrimeri che se aggiunti all’acqua vanno a formare dei “contenitori” (a forma di bolla, tubo, disco) di dimensione “nano”. Percec chiama queste forme dendrimersomi.
Queste formazioni mimano la membrana cellulare, la sottile pellicola di proteine che racchiude le cellule biologiche in grado di lasciar passare o bloccare selettivamente sostanze all’interno della cellula.
I dendrisomi posso servire per esempio per trasportare i farmaci all’interno dell’organismo (o anche porzioni di codice genetico), possono facilitare l’imaging medico, portare dispositivi diagnostici, e molto altro. Secondo Percec sono molto più efficienti delle altre soluzioni simili sperimentate finora.
La biomimetica è un campo promettente e non si limita alle applicazioni mediche. Importanti applicazioni si possono avere in architettura, nel campo dell’energia, dei materiali, delle soluzioni ingegneristiche, della robotica. Il principio è che “la Natura lo ha già fatto”: milioni di anni di evoluzione hanno selezionato soluzioni semplici, efficienti e soprattutto sostenibili (come spiega bene Gunter Pauli nel libro “Blue Economy”) alle “difficoltà tecniche” della vita, dunque perché non usarle anche noi?
Qui un video sulle applicazioni nel campo architettonico (Michael Pawlyn in occasione di una Conferenza TED a Londra, lo scorso novembre)