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Pesci brillanti nonostante i materiali

CRONACA - La pelle dei pesci, per la stessa natura e struttura dei materiali di cui è composta, dovrebbe far loro perdere in lucentezza. La pelle è infatti composta da strati di materiale semitrasparente che tende a polarizzare la luce (e cioè riflettere selettivamente solo una parte della luce che colpisce il materiale, trattenendo il resto). Questo però potrebbe risultatre svantaggioso per sardine e aringhe (e non solo): la lucentezza è infatti uno dei modi in cui questi animali confondono l'occhio dei possibili predatori. Uno studio pubblicato su Nature Photonics svela che questi pesci hanno adottato un trucchetto per mantenersi brillanti. La pelle di questi pesci contiene non uno ma due tipi di cristalli di guanina, ognuno con proprietà diversa. Il mix di questi due cristalli, spiegano Julian Partridge e Nicholas Roberts della Bristol's School of Biological Sciences, riflette molta più luce di quanto ciascuno preso singolarmente

La medusa dal cuore di topo

FUTURO - Per fare una medusa ci vuole un ratto. Per la verità, nel meraviglioso mondo della biologia sintetica bastano solo alcune cellule cardiache del roditore, montate su un'impalcatura di silicone. Tutto qui: con questi pochi materiali di base un gruppo di ricerca congiunto tra il Caltech Biological Propulsion Lab e il Disease Biophysics Group di Harvard è riuscito a ricostruire in laboratorio una medusa artificiale che assomiglia moltissimo a una medusa vera

Come sbocciano i gigli

E' primavera, sbocciano i fiori e i matematici si mettono al lavoro. Producendo, per esempio, un'accurata descrizione formale della fioritura...

I dendrimersomi copiati dalla Natura

NOTIZIE - Sono giorni “frizzanti” all’American Chemical Society (tenente conto che questo è anche l’Anno internazionale della chimica) che si sta tenendo in questi giorrni ad Anaheim (California). Ieri è stato il turno della lecture Innovation in Chemistry promossa dalla Fondazione Kavli , un’organizzazione no profit che promuove la ricerca scientifica di base, in cui si è ragionato su una delle nuove frontiere della scienza il “disegno bioinspirato”. Traanquilli fortuna non si tratta di una deriva creazionista bensì di un nuovo approccio che intende imitare la Natura allo scopo di sviluppare nuove medicinali, fonti di cibo sostenibile, modi di produrre energia e molti altri prodotti utili alla nostra società. Già nei giorni scorsi al meeting si sono avuti alcuni esempi, come la foglia artificiale. Oggi Virgil Percec dell’università della Pennsylvania ha presentato i risultati dei suoi studi su una sostanza organica i dedrimeri che se aggiunti all’acqua vanno a formare dei “contenitori” (a forma di bolla, tubo, disco) di dimesione “nano”. Percec chiama queste forme dendrimersomi

Dai frutti agli elicotteri

FUTURO - È ancora prematuro prevedere con certezza se un giorno porteranno passeggeri, ma oggetti simili ai primi prototipi potrebbero in un giorno non troppo lontano essere utilizzati come ricognitori per usi sia civili che militari. L'idea di un "monocottero" non è nuovissima e infatti risale a quando l'aviazione era ancora agli albori, ma solo di recente si è capito che bisognava applicare la biomimetica, cioè copiare dalla natura. Nel paper pubblicato sulla rivista Bioinspiration and Biomimetiscs Evan Ulrich (University of Maryland) e colleghi presentano appunto un velivolo costruito imitando il comportamento dei frutti tipici degli aceri, cioè le samare (nella foto). Le samare, grazie a un'espansione del pericarpo, quando si staccano dall'albero iniziano a volteggiare su loro stesse, in modo tale da riuscire a planare anche a grande distanza.