Il grigio è il colore che sopravvive e aiuta a sopravvivere a Chernobyl. Lo testimonia l’avifauna della Foresta Rossa, la grande foresta che si estende proprio nelle vicinanze di quello che è stato l’impianto nucleare di Chernobyl. Oggi la foresta è un involontario, triste laboratorio a cielo aperto, in cui persistono condizioni di studio non ricreabili in laboratorio.
LA VOCE DEL MASTER – È nella Foresta Rossa che il team del Professor Tim Mousseau, direttore della Chernobyl Reasearch Initiative dell’Università del sud Carolina (Columbia), dal 1998 studia gli effetti a medio e lungo termine dell’inquinamento radioattivo sull’ecosistema e sulla salute.
I risultati del censimento effettuato dal gruppo di ricerca sull’avifauna della Foresta Rossa nel 2006, avevano messo in evidenza una stretta correlazione fra il livello della radiazione e la diminuzione della taglia di popolazioni di uccelli che presentassero piumaggio di colorazioni sgargianti giallo rosse (pigmenti carotenoidei), correlazione che non era invece emersa per le specie dal piumaggio “bigio” (pigmenti melaninici). L’evidenza cromatica ha portato il team ad approfondire la ricerca andando a studiare le cause biochimiche della differente resistenza all’inquinamento ionizzante.
Eumelanina e feomelanina sono due pigmenti melaninici responsabili delle colorazioni bruno-rossastra e grigio-nera nel piumaggio degli uccelli. La genesi di questi pigmenti, la cui proporzione è variabile, viene stimolata (feomelanina) o inibita (eumelanina) dalla presenza di una molecola antiossidante: il glutatione (GHS). Le radiazioni ionizzanti, come quelle presenti a Chernobyl, distruggono i tessuti producendo una gran quantità di radicali liberi e prosciugando le riserve di antiossidanti, fra i quali, molto sensibile alle radiazioni, proprio GSH. Su queste basi i ricercatori hanno deciso di comparare gli effetti della presenza dei pigmenti eumelanina e feomelanina nella distribuzione e abbondanza delle specie, con l’ipotesi che quelle che producono più feomelanina impoveriscano lo stock di GSH rendendo gli individui più sensibili ai danni delle radiazioni.
La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati nel mesi di aprile sulla rivista Oecologia, svolta su 97 specie ha confermato l’ipotesi evidenziando una netta correlazione fra il livello di radiazioni e la diminuzione nell’abbondanza di individui con alti livelli di espressione del pigmento feomelanina. Secondo Kevin McGraw, biologo dell’Arizona University, la colorazione del piumaggio si è dimostrata un buon indicatore del livello di salute di una popolazione, ma analisi di questo tipo andrebbero supportate da ulteriori approfondimenti di tipo chimico.
E mentre i ricercatori del team proseguono le sue ricerche nella Foresta Rossa proprio in questo senso, Tim Mousseau è già proiettato oltreoceano, per una collaborazione nippo americana che dovrà rispondere alla cupa domanda: quali sono i colori di Fukushima?