La pratica degli allevamenti intensivi ci impone di studiare metodi scientifici in direzione del maggior benessere animale possibile. Uno studio sui polli e l’empatia è stato recentemente pubblicato sui Proceedings B.
ANIMALI – Ogni anno in Europa vengono allevati oltre 400 milioni di galline ovaiole, di cui 50 milioni solo in Italia. Di queste il 68% vive nelle gabbie minuscole degli allevamenti intensivi in uno spazio pro capite della dimensione di un foglio A4, con tutto ciò che ne comporta: sofferenza fisica, deformazioni dovute alla mancanza di spazio per l’apertura delle ali, sovrappopolamento, stress psicologico, ferite da combattimento.
Come le galline ovaiole, anche polli da carne, mucche, agnelli e altri animali vivono condizioni di sofferenza emotiva oltre che fisica. È evidente, quindi, che gli studi sul “benessere” degli animali di allevamento intensivo (o da laboratorio), il cosiddetto “animal welfare”, sono diventati un’esigenza assoluta in una società che vuole definirsi “civile”.
A questo scopo J.L. Edgar, J.C. Lowe, E.S. Paul e C.J. Nicol dell’Università di Bristol e dell’Università di Londra, hanno condotto uno studio diretto a misurare l’empatia nelle galline, osservando quelle reazioni fisiche che possano indicare uno stato emotivo alterato di fronte alla visione di un disagio provato dai pulcini.
Le galline possono condividere il dolore degli altri individui della loro specie? Possono “sentire” la sofferenza dei loro piccoli come farebbe una mamma umana con i suoi? Per rispondere a questi quesiti i ricercatori hanno esposto un gruppo di galline domestiche e i loro pulcini ad una serie di stimoli che possono causare disagio. Queste le condizioni di studio: situazione di controllo (galline e pulcini stanno insieme indisturbati); sbuffo d’aria diretto ai pulcini (un soffio d’aria viene diretto ai pulcini ad un intervallo di 30 secondi); sbuffo d’aria rivolto alle galline (il soffio viene diretto alle galline adulte ad intervalli di 30 secondi); situazione di controllo con rumore (esposizione al rumore dello sbuffo d’aria ad intervalli di 30 secondi).
Durante ognuno di questi test gli sperimentatori hanno controllato le reazioni comportamentali e fisiche delle galline: queste hanno risposto ai trattamenti che prevedevano il soffio d’aria diretto ad altre galline o ai pulcini con con una crescente allerta indicata da un decremento del comportamento di lisciarsi le penne e da una riduzione della temperatura oculare. Ma soprattutto, nel solo caso in cui il soffio era diretto ai pulcini (anche quando le loro vocalizzazioni indicanti disagio erano limitate), le galline producevano vocalizzazioni materne e aumentava sensibilmente il loro ritmo cardiaco. Così i ricercatori hanno confermato per la prima volta che le galline sono in grado di provare un certo grado di empatia.