SCOPERTE – Scoperto un gene che rende i batteri resistenti all’antibiotico colistina, largamente usato negli allevamenti. L’allarme è stato lanciato...
Un taglio del 30% è possibile. A sostenerlo è la FAO, che nel suo ultimo studio "Affrontare il cambiamento climatico attraverso il bestiame" spinge verso un impiego più capillare delle pratiche già esistenti e delle tecnologie più efficienti per abbattere di un terzo le 7,1 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente emesse ogni anno dal settore zootecnico
CRONACA - Sono gli allevamenti intensivi - o meglio, la pratica di utilizzare antibiotici a tappeto per prevenire malattie e promuovere la crescita - i colpevoli dello sviluppo di un ceppo particolare di stafilococco resistente alla meticillina, il ceppo MRSA CC398 (da Methicillin-Resistent Staphylococcus aureus).
Lo provano i risultati di un'indagine genetica appena pubblicati su MBio, organo dell'American Society for Microbiology
ANIMALI - Ogni anno in Europa vengono allevati oltre 400 milioni di galline ovaiole, di cui 50 milioni solo in Italia. Di queste il 68% vive nelle gabbie minuscole degli allevamenti intensivi in uno spazio pro capite della dimensione di un foglio A4, con tutto ciò che ne comporta: sofferenza fisica, deformazioni dovute alla mancanza di spazio per l'apertura delle ali, sovrappopolamento, stress psicologico, ferite da combattimento.
Come le galline ovaiole, anche polli da carne, mucche, agnelli e altri animali vivono condizioni di sofferenza emotiva oltre che fisica. È evidente, quindi, che gli studi sul “benessere” degli animali di allevamento intensivo (o da laboratorio), il cosiddetto “animal welfare”, sono diventati un'esigenza assoluta in una società che vuole definirsi “civile”.
IL CORRIERE DELLA SERRA - Il 20 ottobre uscirà il rapporto dell'Onu sullo stato della popolazione mondiale. Fino a quel momento, siamo ufficialmente 6,8 miliardi in cima alla catena alimentare globale, con 60 miliardi di animali d'allevamento, in maggioranza vegetariani, e da compagnia, in maggioranza carnivori. In alcuni paesi ricchi si diffonde la dieta vegetariana, ma ogni americano mangia 8 kg di carne in più all’anno rispetto al 1970. Nei paesi che escono dalla povertà i consumi di carne aumentano più velocemente della popolazione e del reddito.