Per conservare la biodiversità, si dirà al vertice di Nagoya, occorre salvare gli ecosistemi dove abbonda. Servono anche a noi. Le mangrovie riparano dai maremoti, le paludi fanno da spugna nel caso di alluvioni, le foreste forniscono innumerevoli beni e servizi. Eppure tutte e tre sono divorate dall’agricoltura
IL CORRIERE DELLA SERRA – Il 20 ottobre uscirà il rapporto dell’Onu sullo stato della popolazione mondiale. Fino a quel momento, siamo ufficialmente 6,8 miliardi in cima alla catena alimentare globale, con 60 miliardi di animali d’allevamento, in maggioranza vegetariani, e da compagnia, in maggioranza carnivori. In alcuni paesi ricchi si diffonde la dieta vegetariana, ma ogni americano mangia 8 kg di carne in più all’anno rispetto al 1970. Nei paesi che escono dalla povertà i consumi di carne aumentano più velocemente della popolazione e del reddito.
Fino al 2050, si prevede che la popolazione continui ad aumentare per fermarsi a 9 miliardi di persone e poi calare lentamente. Sui PNAS, Nathan Pelletier e Peter Tyedmers hanno stimato “i potenziali costi ambientali globali” degli allevamenti. Partono dal loro contributo in emissioni di gas serra e di inquinanti di acqua e suoli – al cambiamento climatico, alla “mobilitazione” di azoto reattivo e al consumo di biomassa vegetale, principalmente le monoculture di cereali e soia. Calcolano che nel 2050, anche se cambiamo dieta e mangiamo un 19% in meno di proteine animali del 19%, consumeremo 465 milioni di tonnellate di carne e oltre un miliardo di tonnellate di latte (rispetto a 229 e a 580 milioni nel 2000). Consumeremo anche tutto il “nostro spazio operativo sicuro” dove sono rinnovate le risorse indispensabili all’agricoltura e di cui il 70-80% servirà ad assorbire l’inquinamento prodotto dagli allevamenti.
E l’inquinamento distrugge la biodiversità.
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Link (sigh)
“L’ombra lunga degli allevamenti” e il loro contributo ai problemi ambientali e climatici, un “inventario” della FAO.
“I confini planetari” che limitano lo spazio operativo sicuro per l’umanità, rapporto del Resilience Centre di Stoccolma e introduzione pubblicata da Nature.
La mappa delle mangrovie, US Geological Survey
quella delle foreste, FAO
e delle paludi, Convenzione Ramsar
Living Planet, il rapporto presentato il 15 ottobre dal WWF
La foto in cima mostra i laghi di liquami attorno a un allevamento industriale americano.