SALUTE – È possibile isolare al solo ambito scientifico la vicenda del legame tra CCSVI e sclerosi multipla e restringerla unicamente al continuo botta e risposta su riviste più o meno specializzate? Non proprio, visto che un altro aspetto molto interessante è quello relativo all’organizzazione delle strutture che sostengono l’idea di Zamboni e, più in generale, alla convergenza di interessi che permea l’intera vicenda.
A livello organizzativo la struttura di riferimento è la fondazione Hilarescere, tutta dedicata alla ricerca sulla CCSVI, il cui comitato scientifico annovera la presenza, tra gli altri, dello stesso Zamboni. Presidente è Fabio Alberto Roversi Monaco, già presidente della Carisbo, noto per le sue influenze politiche ed economiche e per la sua accertata affiliazione alla massoneria (Report dedica 5 minuti al nostro uomo qui – dal minuto 56:00) .
Hilarescere dimostra da subito di essere una fondazione ben attiva nel reperimento fondi: l’esempio forse più lampante è il finanziamento di 180.000 euro che riesce a ottenere dalla Regione Emilia Romagna, destinato all’attivazione di uno studio clinico sull’intervento di angioplastica nei malati di sclerosi multipla ai quali fosse rilevata una condizione di CCSVI. Una cifra considerevole, tenuto conto del fatto che attualmente non esiste alcun riscontro scientifico della validità della teoria di Zamboni.
Un unico macchinario possibile?
“Purtroppo le forze scientifiche non animate da un desiderio di conoscenza ma appesantite dal conflitto di interesse cercano di disegnare studi che hanno difetti metodologici che solamente una persona del campo riesce a vedere”. Parlava così Paolo Zamboni a proposito del presunto conflitto di interessi in seno alla “casta” dei neurologi, colpevoli (a suo dire) di voler boicottare i suoi studi e le conseguenti sperimentazioni.
Ma siamo certi che il conflitto di interessi (che comunque è reale e presente nel mondo della medicina) non sfiori minimamente il ricercatore ferrarese?
Parliamo di un ecografo della Esaote, azienda genovese tra le più importanti nella produzione di sistemi diagnostici medicali nonché platinum sponsor in diversi congressi sulla CCSVI, al pari delle case farmaceutiche nei convegni di neurologia. Il macchinario si chiama MyLabVinco, ideato a seguito di una collaborazione tra l’azienda italiana e Zamboni. Secondo quest’ultimo, la macchina Esaote è l’unica in grado di rilevare al 100% la sindrome della CCSVI. Inoltre, visto che l’esame è operatore–dipendente, per poter agire con la più assoluta competenza è necessario specializzarsi presso corsi organizzati da Zamboni stesso insieme all’Università di Ferrara.
Diversi doppleristi non trovano attendibili le affermazioni di Zamboni secondo cui la macchina Esaote sia l’unica in grado di poter rilevare la CCSVI, e individuano nella collaborazione tra Esaote e Zamboni uno dei tasselli di un conflitto di interesse che circonderebbe la vicenda CCSVI.
C’è anche da notare come la stessa Esaote, con perfetto tempismo, si distacchi ormai dall’iniziale tesi di Zamboni, che vedeva nella CCSVI la causa della sclerosi multipla. Un distacco “confuso”, sintetizzato dalle parole di Sergio Palmas, responsabile Esaote per la Sardegna, a cui abbiamo chiesto un commento: “La CCSVI è una conseguenza, non è una causa. Però la CCSVI – detto da professor Zamboni – è rilevabile a livello primordiale. Già si nasce con questa patologia, fin da bambini. Quindi si può vedere se uno avrà o no la sclerosi multipla. Zamboni l’ha detto chiaramente: se uno ha questa patologia, 99 su 100 avrà la sclerosi multipla. Nonostante tutto la CCSVI è una conseguenza… Non so se mi sono spiegato…”. Sinceramente no, dico io.
Il brevetto
Non finisce qui, visto che Zamboni detiene un brevetto sulla diagnostica della CCSVI, chiamato System for diagnosis multiple sclerosis (Diagnosi per la sclerosi multipla) a significare, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la sua convinzione della relazione di causalità fra CCSVI e sclerosi multipla. Importante annotare come nel brevetto compaia esplicitamente il riferimento all’azienda Esaote Biomedica. Il brevetto (che potete consultare qui) ha un’ampia copertura che deriva dal deposito di una domanda internazionale e ovviamente le royalties sono private.
Riassumiamo: siamo davanti a un angiologo (di tutto rispetto nel suo campo), che in base a un suo studio comunque discusso dalla comunità scientifica chiede, anzi pretende, che la CCSVI possa essere rilevata solo con un unico apparecchio, realizzato con la sua collaborazione, con doppleristi da lui formati presso i suoi corsi e con un brevetto alle spalle che stabilisce passo dopo passo la metodica nell’esame. Forse, a questo punto, il conflitto di interesse non è solo appannaggio della neurologia.
In viaggio verso la speranza
Quello che è certo, e preoccupante, è che intanto all’estero hanno già cominciato a proliferare cliniche che propongono l’operazione di angioplastica (liberation treatment) per i pazienti affetti da sclerosi multipla. Denislic, Petrov e Simka sono solo alcuni dei chirurghi vascolari che propongono, dietro lauto compenso, di effettuare il trattamento. Importante evidenziare come i follow-up relativi alle operazioni effettuate all’estero non siano disponibili. Né è possibile sapere quale metodologia e quali macchinari siano stati utilizzati nelle cliniche: abbiamo chiesto informazioni ai diretti interessati, senza ricevere risposte utili.
Zamboni, in realtà, si dissocia da questo tipo di proposte: nella trasmissione UnoMattina parla dei viaggi verso le cliniche estere addirittura nei termini di turismo sanitario. Peccato che, un attimo prima, avesse citato gli studi di Simka a sostegno della propria tesi. Un messaggio quantomeno ambiguo.