CRONACA – Dal CERN al Gran Sasso tra stupore e cautela si presentano i risultati delle misure sulla velocità del tempo di volo del neutrino nell’ambito dell’esperimento CNGS-OPERA.
Dopo il comunicato stampa e il seminario di presentazione al CERN, lunedì 26 settembre è stata la volta del seminario ufficiale di presentazione dei nuovi e inattesi risultati presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
I risultati, anticipati da un’inaspettata fuga di notizie giovedì 22, sono stati mostrati in un seminario da Pasquale Migliozzi, trasmesso in streaming anche nella giornata inaugurale del XCVII congresso nazionale della Società Italiana di Fisica, che si svolge questa settimana a L’Aquila.
L’esperimento, frutto di una collaborazione di 160 fisici, 30 istituti di ricerca, 4 centri di metrologia internazionali e 11 nazioni coinvolte, mostra per la prima volta un dato sperimentale in cui una particella, il neutrino, supera (seppur di poco) la velocità della luce. Queste particelle continuano a far parlare di sé come figlie anarchiche, ma particolarmente amate nella famiglia della fisica delle particelle elementari. Dapprima previste, ma non osservate. In seguito osservate, ma con pochissimi eventi. Massive, ma con masse sfuggenti. Ora si permettono anche di andare più veloce della luce.
“Il risultato ha potenzialmente un grandissimo impatto nel mondo della ricerca e pertanto richiede la massima cautela e prudenza”, ha sottolineato Antonio Ereditato, coordinatore dell’esperimento, all’inizio del seminario di Migliozzi, “e pertanto non è possibile parlare di scoperta, almeno fin quando non verranno effettuate misure indipendenti per confermare la sorprendente osservazione”.
Stupore e cautela sono le parole più ricorrenti tra gli scienziati coinvolti nella ricerca, come confermano Alessandra Pastore dell’Università di Bari e Fabio Pupilli dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso – INFN che partecipano all’esperimento OPERA.
“Inizialmente siamo rimasti stupiti dall’inattesa osservazione sperimentale e questo ci ha spinto a essere cauti nella divulgazione dei risultati. Sono stati necessari 3 anni di presa dati e analisi accurate per scartare tutte le fonti di possibili errori sperimentali. Solo quando il dato è stato considerato abbastanza robusto si è ritenuto di poter passare al vaglio della comunità scientifica presentando la ricerca in un articolo“, raccontano i due ricercatori. In effetti i dati mostrati si riferiscono a misure relative a più di 15.000 eventi e le misure di sincronizzazione tra il momento della produzione del fascio di neutrini al CERN e quello della rilevazione nel rivelatore di OPERA mostrano un errore (10 nanosecondi) ben al di sotto del tempo di anticipo osservato (i neutrini arrivano con 60 nanosecondi prima di quanto aspettato). Ma nonostante questo, gli stessi autori della pubblicazione sono consci della necessità di andare più a fondo e trovare delle verifiche o delle smentite al di fuori della cerchia dei ricercatori direttamente coinvolti nel progetto.
“L’intento della pubblicazione e divulgazione dei risultati è principalmente di raggiungere un audience più vasto rispetto ai partecipanti all’esperimento per ricevere feedback dal mondo scientifico, senza scatenare clamore mediatico attorno a nuove presunte teorie prima della conferma, anche attraverso misure indipendenti, del risultato”.
“La divulgazione dei dati avrebbe dovuto seguire un iter ben preciso con una successione di comunicati stampa e seminari ufficiali al CERN e al LNGS già in calendario da alcuni giorni”.
La fuga di notizie che ha preceduto l’ufficializzazione della notizia il 23 settembre ha creato non poco scompiglio non solo nel mondo scientifico, ma anche nel mondo della comunicazione, soprattutto in Italia.
“L’approccio dei media stranieri è stato molto cauto con una maggiore attenzione ai contenuti del lavoro, mentre la stampa italiana è sembrata molto più attenta a titoli sensazionalistici che non rispecchiano le intenzioni degli autori del lavoro”.
L’articolo, come sottolineato da tutte le persone coinvolte sia al CERN che al Gran Sasso, si chiude volutamente senza un’interpretazione teorica del dato e con una richiesta alla comunità scientifica di maggiori e indipendenti verifiche vista la portata dei nuovi risultati.
L’anomalia riscontrata nella velocità del neutrino maggiore di 20 parti per milione rispetto alla velocità della luce, considerato il limite massimo di velocità, dovrà pertanto essere discussa e verificata dalla comunità scientifica. Non ci resta che aspettare prima di poter aprire un nuovo capitolo nella storia della fisica.
——————————
Pietro Parisse è un fisico con laurea e dottorato ottenuti all’Università dell’Aquila. Dopo gli studi, si è spostato al Sincrotrone Trieste nel gruppo di Nanostrutture Innovative sotto la supervisione di Loredana Casalis. I suoi interessi scientifici si focalizzano sull’utilizzo di microscopia a forza atomica e strumenti nanotecnologici per lo studio della struttura e funzionalità di macromolecole di interesse biologico (DNA, proteine).