CRONACA - E dopo tutta la bagarre, smentite e contro smentite, la calma pare essere stata ristabilita. I famosi neutrirni superveloci (quelli che al tempo ricevettero complimenti dell'allora ministro dell'istuzione Mariastella Gelmin, sì quello che secondo lei avrebbero viaggiato nel tunnel Gransasso/CERN) avrebbero in realtà rispettato i limiti di velocità imposti dalla relatività di Einstein. La misurazione "deviante" eè da imputare a un errore sistematico, che non è stato facile scovare ma alla fine tutto è stato chiarito. Il CERN ne dà oggi notizia con questo comunicato.
Crediti immagine: Argonne National Laboratory
CRONACA - Doveva esserci un errore. Questa è stata la reazione 'di pancia' di un gran numero di fisici alla notizia, nel settembre scorso, che delle particelle subatomiche, i neutrini, sembrassero viaggiare più veloci della luce, in violazione della teoria della relatività di Einstein. La maggior parte dei fisici delle particelle sospettò che questa anomala velocità dei neutrini fosse il prodotto di errori nell'apparato sperimentale, ma suggerì che questo errore fosse difficilente percettibile, e nascosto nei dettagli della misura. Se un errore c'era, i fisici avvertirono, sarebbe potuto rimanere nascosto per sempre. Del resto, la storia della scienza non è nuova a risultati anomali che, rigettati dopo la mancata replicazione in esperimenti successivi, non sono però mai stati spiegati.
L'errore ci sarebbe. Uno, secondo quanto riporta il sito web Science Insider, che fa capo all'American Association for the Advancement of Science (AAAS); due, secondo quanto riporta il comunicato stampa appena pubblicato dal gruppo dell'esperimento Opera del Cern (una collaborazione del centro ginevrino di cui fa parte anche l'Istituto nazionale di fisica nucleare italiano) e ripreso dalla rivista Nature. I punti significativi dei comunicati si possono trovare, in italiano, su OggiScienza (qui quello di Science Insider, e qui quello del Cern).
CRONACA - Eccoli, sono arrivati: nuovi test ai Laboratori Nazionali dell’INFN del Gran Sasso dalla Collaborazione OPERA conermano i risultati eclatanti resi noti lo scorso settembre (e cioè l'osservazione di nuetrini che superano la velocità della luce, limite teoricamente invalicabile). Gli scienziati hanno usato dei particolari fasci di neutrini (molto più brevi nel tempo e distanziati) inviati dal CERN e i nuovi test sembrano escludere una parte dei potenziali errori sistematici che avrebbero potuto essere addebitati alla misura precedente. I risultati sono presentati alla rivista JHEP e si possono leggere su Arxiv.
FUTURO - Tic, tac, tic, tac, tic … è già scaduto il tempo per i neutrini superveloci? Sembra un paradosso ma le critiche più consistenti finora sollevate ai dati dell’esperimento OPERA evidenziano un problema di sincronizzazione degli orologi.
Al momento della pubblicazione del paper, gli stessi membri della Collaborazione hanno chiesto alla comunità scientifica di aiutarli a capire dove avessero sbagliato o come, eventualmente, potesse essere spiegata quella osservazione così inaspettata. Qualcuno ha messo in moto la macchina delle nuove idee, qualcun altro è andato in cerca dell’errore.
Un particolare non spiegato accuratamente nello studio di OPERA riguarda il modo di regolare i due diversi orologi che misurano il tempo di partenza e di arrivo dei neutrini. Un’operazione apparentemente banale ma che nasconderebbe numerose insidie, analizzate da Carlo Contaldi dell'Imperial College di Londra in un articolo pubblicato qualche giorno fa sugli Archivi e ripreso anche da Nature.
Il fascio di neutrini prodotto al CERN su cui è stata effettuata la misura della velocità viene emesso in un solo senso, dunque il tempo all'arrivo non può essere misurato con lo stesso starter. Occorrono per forza due orologi, uno al CERN e uno al Gran Sasso che, trovandosi a causa della rotazione terrestre in due sistemi di riferimento non equivalenti, vanno sincronizzati, con una precisione almeno del nanosecondo.
CRONACA - Passata la sbornia? A dieci giorni dalla notizia dei neutrini superveloci, in un momento di riflessione scientifica e mediatica, abbiamo deciso di fare un giro negli ipercliccati Archivi, dove dopo solo due giorni dalla pubblicazione dei risultati dell’esperimento OPERA, sono apparsi i primi articoli di natura teorica.
CRONACA - Una cosa è certa: se davvero successivi esperimenti confermeranno i risultati raccolti da OPERA al Gran Sasso, speriamo ci si dimentichi in fretta che in Italia la notizia è arrivata alla stampa generalista grazie a una telefonata del fisico Antonino Zichichi agli amici de Il Giornale, che in una divertente intervista tra Galileo, dimensioni ed epistemologia spicciola di fatto ha rotto unilateralmente l'embargo in maniera a dir poco imbarazzante.
NOTIZIE - “Tomorrow, In a Year” è stata definita l'”elettro-opera su Darwin”. Da settembre sta girando l'Europa (in questi giorni è possibile vederla a Londra) accolta con favore sia dal pubblico che dalla critica.
Lo spettacolo nasce dal libretto del gruppo danese di performer Hotel Pro Forma che ha chiesto al duo musicale danese The Knife di scrivere la musica per l'opera. The Knife (e cioè Karin Dreijer Andersson e Olof Dreijer, fratelli) sono noti per la loro musica elettro-pop dalle ambientazioni spesso cupe e nordiche e hanno partecipato a numerose collaborazioni (ricordate la canzone di Royksopp di qualche anno fa “Whate else is there?” ? la voce era quella di Karin). Olof e Karin per l'opera su Darwin hanno collaborato anche con Mount Sims (DJ, performer e tanto altro, di origini americane, ma domiciliato a Berlino) e Planningtorock (alias Janine Rostron, musicista inglese, ma anche lei “rinata” a Berlino).