AMBIENTE – Agire subito. È questo l’appello lanciato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in vista della conferenza sul clima, che è tuttora in corso a Durban.
Le emissioni globali di gas serra sono destinate a raddoppiare nei prossimi 40 anni, causando un aumento della temperatura tra i 3 e i 6 gradi centigradi, soprattutto se i governi non attuano dei piani di taglio della Co2. Per esempio, senza nessun intervento nell’attuale mix energetico, le emissioni di gas serra potrebbero raggiungere le 685 parti per milione, un livello di gran lunga superiore alle 450 ppm che permetterebbero di contenere l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi.
Ma non è solo un problema di riscaldamento globale: più i governi ritarderanno le azioni, più i costi di intervento saliranno. L’Ocse, nel suo rapporto sulle prospettive ambientali al 2050, stima un costo aggiuntivo del 50% nel 2050. In particolare, l’organizzazione parigina mette a confronto tre scenari, che mirano a ritmi differenti (accelerato, medio e lento) a stabilizzare le emissioni di gas serra a 450 ppm, e fa qualche conto.
Per esempio i costi potrebbero lievitare di un terzo se non sono implementati la cattura e lo stoccaggio della Co2 o addirittura raddoppiare in caso di rallentamenti delle politiche di efficienza energica e sviluppo delle fonti rinnovabili.
Per evitare tutto questo e mantenere i costi bassi l’unica soluzione sembra quella di agire al più presto. Tra le azioni prioritarie, l’Ocse indica la necessità di far pagare la Co2, attraverso il mercato o un’imposta, oltre a una maggiore efficienza energetica, l’utilizzo delle biomasse e la cattura e lo stoccaggio della Co2.
Vista l’attuale situazione economica e i bilanci nazionali negativi di molti Paesi “trovare le soluzioni a costo minore e integrare il settore privato sarà cruciale per finanziare la transizione”. I costi per limitare l’aumento delle temperature a due gradi aumentano “ogni giorno, mese e anno che passa”.